A PROPOSITO DELL’USCITA DE ” LE CRONACHE DEL SALERNITANO “, DIRETTO DA TOMMASO D’ANGELO

Salerno, 9 Maggio 2013

Ambrogio IETTO

La stampa locale

L’ennesimo atto di coraggio, compiuto da Tommaso D’Angelo nel mettere al mondo una nuova creatura cui è interesse di tutte le persone libere augurare il migliore dei successi possibili, merita una particolare riflessione che va ben oltre il dibattito in atto da tempo sul calo rilevante di vendita subito dalla stampa nazionale e sull’azione sempre più invasiva che si sviluppa in rete, costringendo la polizia postale, come scriveva Beppe Severgnini ieri sul Corriere della Sera, a varare corsi di formazione nelle scuole su un’ipotetica nuova disciplina da chiamare, magari, educazione digitale.

La stampa locale, più di quella di respiro nazionale, ha la possibilità almeno di sopravvivere se non proprio di vivere. Essa, cioè, può rimanere in vita nonostante oggettive difficoltà non solo di natura economica ma anche e, soprattutto, di ordine socio-ambientale. Non potrà, però, finire del tutto. Gli organi di stampa nazionale ricercano, con pagine speciali o con vere e proprie testate a carattere locale abbinate ad essi, di soddisfare le essenziali esigenze di informazione su fatti ed eventi del luogo avvertite dai rispettivi, abituali lettori. Questi, di solito, si accontentano di leggere più o meno rapidamente note riguardanti un importante fatto di cronaca o una dichiarazione più o meno piccante del referente istituzionale di turno.

Non preferiscono né si dispongono ad entrare dentro la notizia. Quali i possibili motivi di questo sostanziale disinteresse su come vanno le vicende della politica in casa nostra o verso una particolare opzione operata da un organismo istituzionale contro o a favore di questa o di quella parte del territorio salernitano?

Autentica indifferenza? Strumentale snobismo? Delicata operazione di opportunismo strisciante? Untuosa ipocrisia? Conveniente lasciar correre?

Personalmente non sono in grado di andare oltre questi ipotetici interrogativi. Un dato è certo: è davvero molto difficile trovare ospitati, su referenziate testate nazionali o interregionali oppure su reti di giornali a prevalente interesse locale, interventi anche piuttosto determinati, redatti da componenti del nutrito corpo accademico dell’Università o dai folti e qualificati contesti del mondo produttivo, mercantile e delle libere professioni operanti sul territorio.

Il quotidiano esclusivamente locale, pur tra le innegabili difficoltà ed i variegati, negativi condizionamenti socio-politici, è chiamato a dare una nota distintiva al suo prodotto. Non solo nella gestione del titolone della prima pagina, che pur deve richiamare attenzione sul fatto del giorno considerato più eclatante o più atteso, ma anche e, in particolare, dando ospitalità a quanti ritengono di esprimere un’opinione, di partecipare una proposta, di stigmatizzare un intervento di questa o di quella istituzione.

I giornali diretti da Tommaso D’Angelo e da Gigi Casciello hanno dato ai miei contributi sempre ampia ospitalità senza minimamente tentare di interferire sul contenuto del ‘ pezzo’ trasmesso. Centinaia di questi articoli sono ripresi e possono essere letti sul mio blog personale. Essi sono spesso severamente critici nei riguardi sia di De Luca sia di Cirielli. Non per partito preso o per torto ricevuto.

Ritengo, invece, che sia dovere di ogni persona autenticamente libera di partecipare il proprio pensiero senza avvertire condizionamenti di sorta. Se si prova ad inviare il proprio scritto ad altra testata è difficile che esso trovi ospitalità o venga pubblicato integralmente.

Sono queste le leggi molto discutibili dell’effettiva libertà di stampa.

E’ pur vero che la qualità della collaborazione offerta a ‘ Cronache’, secondo presunti esponenti dell’intellighenzia, risulta pregiudizialmente di basso livello in quanto non ospitata su testate storicamente consolidate.

L’assunto che non vale ciò che si scrive ma la tribuna sulla quale si trova quanto è stato scritto è soltanto espressione di spocchiosa autoreferenzialità.

A mio avviso a D’Angelo, ancora una volta, va attribuito l’innegabile merito di svolgere alfabetizzazione culturale di base. Ammesso che i suoi lettori abbiano frequentato, in prevalenza, soltanto la scuola dell’obbligo, egli offre loro la possibilità di comprendere cosa c’è dietro una decisione istituzionale o un evento eccessivamente enfatizzato.

E tutto ciò non è poco. Si traduce, infatti, in azione meritoria di promozione della cittadinanza attiva e di consolidamento dell’autonomia critica del lettore.

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