” INFANZIA DA AMARE ” NEL COMMENTO CRITICO DI ANTONIETTA CANTILLO

“ INFANZIA da AMARE “

di Ambrogio Ietto

Riflessioni critiche di ANTONIETTA CANTILLO

Infanzia da amare “ è l’ultima ed appassionata consegna scientifica che l’autore Ambrogio Ietto, uomo di scuola, rende alla scuola tratteggiandone compiutamente e con inusuale perizia stilistica ed argomentativa, le tessere costitutive a cui conduce il lettore lasciandone intravedere tutti gli elementi strutturali.

Un testo corposo, attento, supportato da riferimenti e richiami alla letteratura di settore, quella delle scienze dell’educazione, che, nell’affrontare in maniera continua e sistemica gli argomenti oggetto dello studio circostanziato delle materie di esame per tutti coloro i quali si avviano alla delicata arte dell’educare significativo, ha in sé mille altri testi quasi a significare il continuum proprio del conoscere e dell’apprendere.

Articolato nella geometrica e didattica successione in parti[1], tre saggi contenitori ciascuno dei quali fascicola la capitolazione per argomenti, il testo conduce il lettore gradualmente e con scorrevole sapienza magistrale, tra i luoghi di maggiore interesse della contemporanea riflessione psico-pedagogica tesa all’analisi e alla comprensione dei processi costitutivi l’essere in sé del soggetto in formazione.

Protagonista del testo, che sotto la specie del manuale, cela un prezioso compendio di scienze umane strutturalmente conformate al tema di analisi, è la persona intesa nella sua accezione personalistica più alta e nel momento della vita più delicato, fragile e costruttivo: l’infanzia.

Il libro, con un’abile tecnica a spirale, presenta gli argomenti, dai contesti culturali e di vita dei piccoli discenti, le caratterizzazioni sociali ed antropologiche, l’evoluzione degli stessi, alle teorie di riferimento scientifiche atte ad affrontare i problemi della crescita e dell’apprendimento e poi le riprende richiamandone commenti e valutazioni di stampo nazionale ed internazionale con puntuali collegamenti alla documentazione normativa a supporto rispettandone, ovviamente, l’evoluzione cronologica.

Nell’organizzarsi della trama scientifica i cui temi di ancoraggio, partendo dall’analisi dei contesti fratti e complexi della contemporaneità cui fanno da sfondo le conclusioni moreniane o, ancor più, la sofferta liquidità su cui fluttua la scena disincantata delle grandi narrazioni ove si spegne la valorialità, sono il recupero del senso, della centralità del soggetto – persona nella tipologia dell’infanzia, la necessaria riflessività educativa tesa alla significatività dell’interazione adulto/educatore/genitore –bambino/discente/figlio, il ricorso alla narrazione sapiente e partecipata, ove vanno rintracciate le sfide a cui è chiamata la pedagogia contemporanea a partire dall’implosione dei linguaggi multimediali entro cui migrano anche i più piccoli, i cosiddetti nativi digitali.

A sostegno della tesi della centralità dell’infanzia e della sua cura pedagogica l’autore ripercorre tutti i non semplici archi temporali, le fasi nevralgiche e la loro analisi documentale che, da una forma non strutturata e formalizzata di insegnamenti, a partire dalle esperienze più ispirate italiane e straniere con riferimenti ai grandi precursori quali Froebel, Agazzi, Montessori, Aporti, solo per citarne alcuni, si perviene alle forme istituzionalizzate, prima della scuola materna e poi della scuola dell’infanzia.

L’opera si caratterizza nella sua unicità per la particolare ottica in cui prospetta le tematiche multiverse dell’infanzia e la cura che la stessa richiede entro il più ampio orizzonte dell’ educativo in senso lato declinato nelle forme più rigorose a cui perviene la ricerca pedagogica anche in chiave europea.

L’impianto generale dell’opera, nel richiamare le coordinate teoretiche della pedagogia inclusiva, con particolare riferimento alle problematiche delle diversità in senso lato partendo dall’irripetibilità del singolo, è teso ad illustrare, con linguaggio scorrevole, tutte quelle che, oggi, possono considerarsi le imprescindibili conoscenze su cui deve essere formato un mediatore culturale. Ne discende un’attenta disanima dell’istituzione scolastica ed, in un ottica costituzionalmente orientata, l’inscrizione della scuola dell’infanzia nel sistema, l’evoluzione della stessa alla luce della legislazione la cui centralità è data dalla legge n. 444/68 istitutiva della scuola materna di Stato, alla decretazione[2] che ne ha rappresentato l’evoluzione operativa.

Pur nell’affrontare le tematiche più squisitamente tecniche, quali il ruolo delle scuole dell’autonomia, la centralità della stessa norma e la regolamentazione del DPR 275/99, chiave di volta del processo decisionista a cui le scuole sono chiamate, il ruolo del docente e la caratterizzazione giuridica dello stesso, la peculiarità dell’opera resta il suo riferirsi sempre all’infanzia quale entità autonoma.

Un lavoro di studio di e per la conoscenza dell’uomo. Solo conoscendo è possibile amare. Da qui il senso forte sotteso dell’opera che, nel sezionare tutti gli aspetti trattati e nell’assegnare alla capacità progettuale delle scuole autonome la strutturazione dei curricoli inclusivi, calibrati e flessi con attenzione alle prime fasi della scolarizzazione nella visione dell’unitarietà e della continuità, rappresenta un’attestazione di amore per i più piccoli a cui indirizzare la più attenta e generosa delle cure.

Infanzia da amare, infatti.


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