RAGAZZE E RAGAZZI MINORENNI CHE ORGANIZZANO IL PIANO PER LA LORO PROSTITUZIONE. SI AUSPICA UNA SEVERA REPRIMENDA PER GENITORI IRRESPONSABILI

 

Salerno, 6 Giugno 2014

 

Ambrogio IETTO

Dai ‘Parioli ‘ a Sant’Egidio via Pagani – Nocera

 

Eravamo rimasti piuttosto impressionati dalle ragazze dei Parioli avviate al più antico mestiere del mondo da un adulto spregiudicato, molto abile nel cogliere le particolari fragilità di queste studentesse, pronte  a trasformare il loro accattivante e fresco corpo in una fonte privilegiata di guadagno al fine primario di darsi un look originale ma non più modesto di quello  assunto da loro compagne di scuola appartenenti a famiglie più agiate.

La storia dei  quattro ragazzi e delle tre ragazze dell’agro paganese – nocerino, all’epoca dei fatti tutti attestati  nella fase di passaggio dall’adolescenza alla giovinezza (  15/17 anni ), è ben diversa.

Manca l’adulto privo di scrupolo che avvia la sua subdola, delicata opera esplorativa  nell’intento di far abboccare al proprio amo ragazzi psicologicamente fragili. Il branco,  di cui i quotidiani di ieri hanno offerto sprazzi di creatività e di perverso spirito d’iniziativa davvero  sconcertanti, decide, invece, nella propria autonomia,  su come far cadere nella propria rete  adulti viziosi, dissoluti, depravati, pronti anche a sborsare denaro per soddisfare voglie e gusti che, probabilmente, nemmeno la sfortunata meretrice, assassinata giorni fa in un povero pagliaio della stessa zona, avrebbe potuto soddisfare.  

Gli ideatori del piano, che di certo avevano visto da tempo acquisita  e consolidata la propria leadership all’interno del gruppo, alfabetizzati al massimo sul vocabolario utilizzato in rete per facilitare l’ammiccamento e il successivo adescamento della clientela maschile, avviano la loro opera di convincimento e di agevole persuasione nei riguardi dei colleghi di cordata.

L’esperto che ha affiancato gli investigatori e che, quindi, è stato a diretto contatto coi ragazzi dichiara ad un giornalista de “ Il Mattino “ che essi ‘ fondamentalmente non sono mai andati oltre certi confini: quella che può sembrare depravazione , come i rapporti di gruppo, venivano invece vissuti soltanto per non restare soli, per  farsi forza e condividere tutto “. 

Chi scrive non presenta referenze tali da controbattere  convincimenti di un esperto di fiducia degli inquirenti. Spontanea, però, emerge l’esigenza di chiedersi quali altri confini avrebbero dovuto oltrepassare questi adolescenti.

Sembra,infatti, di capire da quanto si legge che il gruppo per conto proprio elabora il piano, dimostra di aver raggiunto un grado di competenza nel settore da fare invidia al più perverso dei mortali, mette su una ‘Bakeca Incontri’ ove esplicitamente scrive che ‘la coppia va in cerca di divertimento estremo ‘;  il che sta a significare che i suoi componenti sono in grado di valutare anche in che modo e con quali atti corporei risulta possibile sconfinare oltre ogni limite l’umano, ricercato piacere e l’ordinario livello di erotismo perseguibile con una donna adulta di mestiere senza poter fruire di ulteriori stimoli.

Che il branco abbia fatto del patto condiviso ed accettato il punto di forza di un solidarismo spregiudicato ed omertoso è fuor di dubbio. Lo stesso episodio che ha dato avvio alle indagini conferma l’acquisizione e la piena accettazione di un codice servile di onore non sempre sottoscrivibile da parte di adulti anche disposti a delinquere: la figlia sedicenne, che ricopre il ruolo di sentinella preposta ad impedire finanche al proprio genitore di entrare nella propria abitazione al fine di evitargli di scoprire l’incontro intimo a tre che si sta consumando tra due suoi amici e un adulto – maiale,  la dice lunga sul grado di decomposizione etica raggiunta dall’adolescente.

Che gli incontri dovessero risultare funzionali all’abbattimento della noia sembra, in verità, scarsamente credibile. Nel migliore dei casi ragazze e ragazzi erano affetti da manifestazioni di alloerotismo, cioè da spinta attrattiva di carattere sessuale per altre persone  e trovavano la forza nel branco per soddisfare questa esigenza, propria della stagione adolescenziale, anche insieme agli altri componenti del solidale gruppo.

Se nei patti rientra anche l’entità del compenso in euro da dare allo squallido proprietario del container, prossimo al cimitero di Sant’Egidio del Monte Albino (  de gustibus non est disputandum ! ), vuol dire che la programmazione dell’attività non aveva trascurato particolari.

C’è, però, da chiedersi: “  ma queste famiglie, questi genitori come vivevano la loro quotidianità ? Non si interrogavano sulla gestione del tempo libero dagli impegni scolastici di questi ragazzi ? Alimentavano una pratica dialogica con loro ? Non hanno mai colto nei loro comportamenti espressioni facciali ed oculari, silenzi, titubanze,ricerca di alibi e di testimonianze giustificative che potessero generare dubbi e perplessità? “.  

Si legge che la responsabilità andrebbe attribuita soltanto alla ‘ società civile’ e al ‘ mondo degli adulti’.

Ma, di grazia, la società civile non siamo ciascuno di noi coi nostri pregi e i nostri difetti ?

Perché non definire le persone con i termini giusti?

Perché non si chiamano in causa quei padri e quelle madri che hanno generato questi ragazzi i quali non avevano potuto di certo presentare istanza, a suo tempo,  per essere messi al mondo ?

Loro frutto d’amore o incidente di percorso quel concepimento li ha resi responsabili pieni nei riguardi della società tutta.

Lavarsi ipocritamente le mani ed attribuire la colpa alla cosiddetta società civile è soluzione insincera che non libera le loro oscurate coscienze.  

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