PUO ‘ DARSI CHE LA VITTORIA AL TOUR DE FRANCE DI NIBALI, SICILIANO TRAVESTITO DA TOSCANO, CONVINCA I RESISTENTI DI PALAZZO MADAMA AD ACCONTENTARE MATTEO RENZI

 

Salerno, 26 luglio 2014

 

Ambrogio IETTO

Enzo, fammi sognare !

 

Meno male, Nibali. Ieri mi sono preoccupato per te quando lo speaker della TV ha dato notizia della maxicaduta verificatasi al tour ad appena tre chilometri dalla piovosa cittadina di Bergerac, luogo d’arrivo della diciannovesima tappa.

Ancora una volta fortuna ed intelligenza ti hanno consentito di evitare il ruzzolone. Un motivo in più per attribuire il valore che merita la frase che il poeta e drammaturgo marsigliese Edmond Rostand ebbe a scrivere nel suo ‘ Cyrano di Bergerac’ :

“ Se per caso ti arriva il successo, non dovere nulla a Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l’edera, salire anche senza essere né una quercia né un tiglio, salire, magari poco, ma salire solo”.

E tu, Enzo, ti sei costruito da solo, prendendo il coraggio a diciotto anni di lasciare papà e mamma a Messina e trasferirti in quel di Mastromarco, la non folta frazione del comune di Lamporecchio, in provincia di Pistoia.

Nel giro di qualche anno la tua intuizione ha rivelato di possedere i requisiti validi per essere presa in seria considerazione. Tu, infatti, percepivi di essere potenzialmente dotato per costruire un rapporto significativo con la bici. Le tue sgroppate verso le pendici dei monti Peloritani costituivano l’occasione gradita per dimostrare a te stesso che un percorso contraddistinto da saliscendi e pendii faceva proprio a tuo agio. Forse non ti appagava molto, in senso antropologico, il prevalente interesse dei tuoi amici nei riguardi del gioco del calcio.

Qualcuno dei tuoi conoscenti meno giovani dovette parlarti, però, di un tuo concittadino, Giovannino Corrieri, anch’egli, a suo tempo, giovanissima promessa del ciclismo siciliano, che, sollecitato da un messinese emigrato a Prato, prese tanti anni prima di te la stessa decisione.

Qui, in un borgo vicino, era nato il generosissimo Fiorenzo Magni e poco lontano da Firenze, a Ponte ad Ema, viveva Gino Bartali, il famoso Ginettaccio.

Queste o altre motivazioni ti hanno spinto, comunque, a raggiungere quei posti ove ora è stato costituito addirittura un club dedicato a te, solennemente battezzato CanNibali.

Come vedi necessita salire, anche se si tratta di salire poco, senza mai arrendersi.

Anche grazie al tuo concittadino Giovannino Corrieri, definito dalla stampa dell’epoca ‘ mitico gregario del ciclismo eroico’, mi sei diventato particolarmente simpatico.

Ricordo bene, Enzo, quel pomeriggio del 24 maggio 1949 quando a Salerno si concluse la quarta tappa del giro d’Italia proveniente da Cosenza. Assistito e protetto dal mio anziano amico Domenico Verderame, leader dei bartaliani di Bellizzi, mi trattenni per oltre due ore sotto le finestre dell’hotel Montestella a gridare ‘Gino, Gino’.

A contenere l’entusiasmo di oltre mille tifosi fu proprio il tuo concittadino che, affacciandosi da una finestra del primo piano dell’hotel, ci preannunciò il successivo saluto da parte del nostro idolo.

Altri tempi, caro Nibali.

Come ben sai gli storici confermano che fu proprio la vittoria di Gino Bartali al tour de France del 1948 ad allentare le reazioni dei sostenitori di Palmiro Togliatti, capo dei comunisti italiani, ferito gravemente in un attentato proprio in quei giorni.

Chissà, Enzo, dopo aver superato brillantemente oggi la tappa a cronometro che vi condurrà da Bergerac a Périgneux e conquistando ai Campi Elisi la vittoria di questo tour, ricordando anche il lontano trionfo di 16 anni fa del compianto Marco Pantani, chissà che tu non riesca a dare un aiutino determinante all’ormai tuo corregionale presidente del Consiglio Matteo Renzi, convincendo i senatori di Palazzo Madama a non replicare la sceneggiata di ieri, quando sono andati in pellegrinaggio al Quirinale per sollecitare papà Giorgio a tirare le orecchie al suo giovane delfino.

Perciò Enzo, ti prego, continua a farmi sognare!

 

 

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