L’ACCORDO TRA DE MITA E DE LUCA PREMIA UNA POLITICA CENTRATA SU DUE PERSONALITA’ FORTI ED AUTOREFERENZIALI E BOCCIA L’APPORTO DEMOCRATICO DEI PARTITI DI APPARTENENZA

Salerno, 04 Maggio 2015

Ambrogio IETTO

IL PADRINO

Non so perché la stampa nazionale abbia dato tanto rilievo alla sponsorizzazione di De Luca da parte di Ciriaco De Mita. E’ pur vero che entrambi sono personaggi noti nell’agone nazionale e che, quindi, la notizia doveva pur ricevere rilievo.
L’ex sindaco di Salerno, evidentemente, ha ritenuto che, con l’appoggio assicuratogli dal sindaco di Nusco, la sua corsa verso palazzo Santa Lucia risultasse facilitata.
Invece è convincimento piuttosto diffuso, e non solo tra i quadri dirigenti dello stesso partito democratico, che il patrocinio acquisito dal candidato alla presidenza della regione campana non sia tra i migliori ai fini del successo elettorale.
Le ragioni sono molteplici: De Mita ha compiuto 87 anni e, quindi, non è nella materiale possibilità di percorrere agevolmente il nostro territorio da Scafati a Sapri e dalla cittadina dei ‘Trecento’ al Volturno al fine di recuperare antichi promotori di consenso elettorale transitati in altre aggregazioni partitiche o passati a miglior vita.
Egli è stato sempre convinto che la politica come espressione del dominio personale si dimostra priva di idee ed è destinata a soccombere. Questo concetto l’ha espresso decine di volte, alludendo proprio all’eccesso di personalizzazione della politica deluchiana. Eppure questa intesa rappresenta la massima espressione, formale e sostanziale, di un accordo intercorso esclusivamente tra due personalità che, dopo aver conquistato, con espressioni ad effetto e con un metodo di gestione padronale, una fetta consistente di potere pubblico, l’hanno poi utilizzato soltanto ad usum Delphini.
Tra i due, inoltre, non è corso mai buon sangue tanto da scambiarsi apprezzamenti ed invettive non proprio da salotto. De Luca sa che se De Mita riesce a concedere il padrinato a qualcuno lo fa per tenerlo soccombente e per andare avanti nel rispetto di un accordo che presuppone le voci del dare e dell’avere.
La lista di quanti hanno fruito della protezione di De Mita è piuttosto lunga e si è sempre contraddistinta con iniziali abbracci e, quindi, con polemici addii.
Grande merito all’uomo politico irpino va riconosciuto per la sua straordinaria capacità narrativa e per le originali metafore che hanno reso anche divertenti le sue pubbliche interlocuzioni. Il suo modo di porgere, infatti, lontano mille miglia dall’armonica lingua italica, ha avuto successo anche tra attori professionisti che hanno trovato piuttosto agevole ricorrere a sue simpatiche imitazioni.
Della sua dizione s’innamorò anche la Pina Picierno, l’europarlamentare democratica di origine casertana. Da ragazza intelligente ella pensò bene di elaborare la personale tesi di laurea in sociologia, presso l’ ateneo di Salerno, proprio dissertando sul modo di parlare di De Mita in alternativa a quello di Craxi. Fu la sua fortuna tanto che la stessa laureanda si spinse a definire De Mita il suo mito.
Ricevere l’investitura da lui, nei tempi aurei di quando l’uomo politico irpino governava la segreteria della Democrazia Cristiana e la presidenza del Consiglio dei ministri, significava acquisire una pregevole referenza.
Chi scrive la rifiutò nell’autunno del 1993 quando, nella sua casa di Nusco, gli fu offerta la candidatura a sindaco di Salerno proprio contro De Luca. La proposta fu avanzata alla presenza di Tino Iannuzzi, attuale parlamentare del partito democratico, degli imprenditori Cavaliere Giuseppe Amato e comm. Antonio Pastore, già presidente della Camera di Commercio, del professore Saverio Salerno e di Antonio Valiante, all’epoca vice presidente della Giunta regionale della Campania il quale, con un intelligente inganno, aveva condotto in auto lo scrivente nella cittadina irpina.
Successivamente, in un occasionale incontro presso la nostra Università, De Mita definì una stronzata l’avvenuta, personale disponibilità, nei riguardi di Clemente Mastella, ad accettare l’incarico di assessore ai rapporti con l’Università nella giunta del sindaco De Biase. Il vocabolo ‘stronzata’, così, fu al centro di un simpatico dibattito tra esperti di linguistica e se ne trova tuttora traccia su Dagospia.
L’onorevole De Mita è, dunque, anche un po’ rancoroso.
Quando tenne per anni Antonio Valiante a marcare stretto, in giunta regionale, Antonio Bassolino, Napoli fu definita dall’intellighenzia partenopea Avellino Marittima. Se le prossime elezioni dovessero andar bene per De Luca questo appellativo toccherebbe a Salerno. Con la differenza che è vietato togliere Salerno a De Luca.
L’interlocuzione dialogica tra il padrino e il figlioccio, dunque, promette scintille. Chi vivrà vedrà.

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