UN POCO DI FANTAPOLITICA

 

Ambrogio Ietto

 

DE LUCA – PASQUINO:

DERBY STRAORDINARIO

 

 

L’altro giorno, nello spazio settimanale che l’editore di Telecolore mi ha cortesemente sollecitato a coprire, riflettendo ad alta voce col bravo conduttore Peppe Leone sulla complessa questione delle candidature alla presidenza del governo regionale, mi è venuta spontanea una proposta provocatoria: ma perché il centrodestra, che è in oggettive difficoltà per il caso Cosentino, non raggiunge una rapida intesa con De Luca e lo candida a governatore della Campania con la propria aggregazione politica ?

Nell’odierna riflessione mi dispongo a ritornare sulla provocazione avanzata, pur ricordando la significativa aria del grande Metastasio che ammonisce: “ voce dal sen fuggita poi richiamar non vale “. Che possa trattarsi proprio di una boutade ora, anche a mente piuttosto fredda, potrei ancora convenire. Ma aggiungerei che le vie del Signore sono infinite e che in politica non bisogna mai dire mai.

Tento, così, di partecipare ai pochi pazienti lettori il mio discutibile ragionamento. Ormai è notizia acquisita che De Mita guarda al futuro governo regionale con particolare attenzione. Il localismo è un suo antico limite – virtù. Si è trattato di limite in quanto non gli ha consentito di consolidare quella naturale sua predisposizione cognitiva a volare alto e ad accontentarsi del pur nobile ruolo di fine elaboratore di più o meno attendibili ipotesi politiche.

Questo suo interesse alle vicende locali si è rivelato, però, anche comportamento virtuoso in quanto gli ha consentito e gli consente tuttora di incidere, e non poco, sugli assetti politico – amministrativi di casa nostra. Alla sua corte, infatti, approdano rossi, bianchi e grigi protagonisti del tempo che fu i quali, spiazzati, mortificati o elusi dal discutibile bipartitismo tuttora in voga, vanno a confessarsi a Nusco, assicurano il grande maestro sul fatto di essere circondati da una più o meno folta schiera di seguaci, ottengono l’assoluzione e lo sollecitano a legittimare la loro adesione con un intervento pubblico dell’ex presidente del Consiglio nell’area territoriale di provenienza.

A quanto pare dagli incontri romani tra i vari big dell’UDC e del PD traspare che la Campania potrebbe essere una delle regioni in cui il partito di Bersani concederebbe la candidatura al governatorato ad una persona segnalata da Casini. Questa concessione converrebbe ad entrambi i contraenti: il PD porrebbe fine, così, alla vecchia diatriba tra bassoliniani e deluchiani, tra favorevoli e contrari alle primarie mentre l’UDC accontenterebbe De Mita, indiscutibile elemento trascinatore, in regione,  del consenso per questa parte politica.

Il visir di Nusco sa di poter giocare una carta vincente puntando su Raimondo Pasquino, rettore dell’Università degli Studi di Salerno: è suo vecchio amico, sa che gli porta fortuna così come avvenne col compianto predecessore Buonocore, è stato sempre affascinato dal mondo dell’accademia anche se non si è adoperato molto per ottenere anche per sé  una cattedra universitaria, lo stima perché il rettore ha mostrato di possedere straordinario fiuto politico nel costruire e consolidare relazioni politico – amministrative decisive per lo sviluppo e il potenziamento delle strutture del Campus e una forte, autorevole  leadership nella gestione dei vari organismi didattici ed amministrativi che sovrintendono al governo dell’Università.

Per il centrodestra la molto probabile intesa tra UDC e PD a livello nazionale significherebbe una sconfitta quasi certa che diventerebbe ancora più sonora a seguito della vicenda Cosentino resa ancora più penalizzante dall’ingeneroso e per niente esaltante fuoco amico sparato da Bocchino e compagni.

Una qualsiasi candidatura, Cosentino sì o Cosentino no, determinerebbe – per quanto accaduto – il mancato sostegno al candidato alla presidenza al solo scopo di dimostrare che la scelta operata non risultava condivisa da una delle componenti del PDL.

A questo punto la soluzione De Luca, per quanto illogica, priva di senso, disancorata dalla realtà, frutto esclusivo della fertile creatività di chi scrive, rappresenterebbe l’unica ipotesi praticabile: il sindaco da tempo si dichiara appartenente alla migliore espressione della destra europea, è caratterialmente molto simile al Cavaliere e può contare su una corte di fedelissimi di certo più coesa di quella che gravita intorno al presidente del consiglio, per lui  ha una marcata simpatia il ministro degli interni Maroni, è fortemente motivato ad andare a Santa Lucia, ha una grossa pietra nelle scarpe da togliersi nei confronti di Bersani, di D’Alema  e di Franceschini, i quali lo hanno illuso non poco durante la recente sceneggiata delle primarie, confermerebbe l’antica sua avversità alla disastrosa politica bassoliniana e alle abituali intrusioni di De Mita sulle vicende amministrative della città, ha dato prova sufficiente di sapere amministrare, metterebbe a rischio la candidatura Pasquino e ridarebbe smalto alla competizione elettorale, dando vita ad un interessante, straordinario derby tra due non salernitani doc che hanno fatto, però, della salernitanità, nei rispettivi campi di azione,  un ricorrente leit – motiv. Capisco, è solo fantapolitica. Chissà che qualcuno non tragga spunto da questa boutade e avvii a tal fine una non compromettente fase esplorativa.

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