L’INDAGINE DEL ‘SOLE 24 ORE ‘ SULLA QUALITA’ DELLA VITA A SALERNO

 

 

Ambrogio Ietto

SALERNO CON LA SUA PROVINCIA

 

CENERENTOLA PER TENORE DI VITA

 

 

I disastrosi risultati emersi dall’annuale indagine de ‘ Il Sole 24 ‘ sulla qualità della vita a Salerno e in provincia non hanno scosso più di tanto i responsabili delle diverse istituzioni che, a livello nazionale e territoriale, compartecipano al governo delle stesse nel tentativo, per niente riuscito nel Mezzogiorno, in Campania e a Salerno, di fare sistema.

Parlamentari nazionali, consiglieri regionali, pubblici amministratori, esponenti del mondo imprenditoriale e mercantile o hanno preferito tacere sul problema oppure si sono limitati ad esprimere generiche .considerazioni, optando magari per lo scaricabarile delle responsabilità.

Il caso Salerno, al di là dei puntuali, infantili  tentativi di attribuire ad altri interlocutori compiti mancati e mandati non rispettati, assume una particolare gravità per una serie di motivi. Il primo: sono almeno dieci anni che la città e la sua provincia navigano costantemente nei bassifondi della graduatoria. Infatti nel 2000 ci si collocava al 90° posto per poi trovarsi relegati l’anno successivo nove posti più in giù, precedendo, sulle 103 province analizzate, soltanto Lecce, Caserta, Benevento e Palermo. L’anno successivo ( 2002 ) fu salutato con particolare enfasi, da parte della classe politica locale, il recupero di ben 18 posti grazie all’avvenuta collocazione all’81^ posizione. Nel 2003 si retrocesse di nuovo, secondo il quotidiano della Confindustria, al 90° posto. La graduatoria compilata, invece, da ‘ Italia Oggi ‘ fu ancora più severa, relegando Salerno alla novantaseiesima posizione. Andò ancora peggio nel 2004 quando si persero ulteriori quattro postazioni, raggiungendo il primato al negativo col 94° posto. Tra il 2007 e il 2008 si passò di nuovo dall’87° al 90° posto mentre nella graduatoria generale del 2009 è stato compiuto un ulteriore passo indietro di cinque postazioni, collocandoci al 95° posto.

Il minimo storico ora raggiunto è aggravato ulteriormente dall’avvenuta relegazione in fondo alla classifica ( 107° posto su 107 province comprese le quattro di nuova istituzione) nella speciale graduatoria del tenore di vita. Le stesse altre quattro province della Campania hanno un indice di ricchezza più elevato del nostro o, se si preferisce, vivono una condizione di miseria più sopportabile della nostra ( Napoli 106° posto, Benevento 96°, Caserta 94°, Avellino 87° ). I sei indicatori presi in esame per la stesura di questa graduatoria sono più che significativi. Essi riguardano il prodotto interno lordo pro capite ( il cosiddetto trend della ricchezza ), l’entità dei depositi bancari pro – capite, l’importo medio al mese delle pensioni, la spesa pro capite in auto, mobili ed elettrodomestici, l’indice di inflazione e il costo a metro quadro di un’abitazione in zona semicentrale.

Questi dati trovano conferma nella disastrosa situazione economica in cui si dibatte la nostra provincia con l’alto tasso di imprese commerciali che aprono, si ritirano e chiudono, l’elevato importo pro capite di protesti ( 123 euro ), la bassa quota di occupazione femminile e il sempre crescente tasso di disoccupazione ( 84° posto tra le 107 province ).

C’è, per fortuna, una collocazione decisamente positiva in fatto di ordine pubblico e di criminalità (46° posto ) grazie al modesto numero di appartamenti svaligiati e alla contenuta entità di cittadini di minore età arrestati e denunciati. Per grazia di Dio godiamo ancora di un clima accettabile con un numero sopportabile di morti per tumore.

Spaventosamente lenti nell’attività giudiziaria ( 97° posto ) non brilliamo nella realizzazione di edifici per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Infatti per ogni 1000 allievi delle superiori sono destinati appena due scuole. La rilevazione, ovviamente, non può registrare il dato che l’Amministrazione provinciale di Salerno impegna 5 milioni e mezzo di euro all’anno per fitti di locali impropri di privata proprietà al fine di ospitare istituzioni scolastiche prive di strutture specificamente realizzate per attività didattiche.

I sei indicatori presi in considerazione per la stesura della classifica relativa alla fruizione del tempo libero ( 87° posto ) riguardano gli acquisti in libreria, il numero degli spettacoli, la ristorazione, l’indice di sportività, le sale cinematografiche e le organizzazioni di volontariato. Il 105° posto acquisito in questo settore la dice lunga sul marcato individualismo dei salernitani e sulla carente azione promozionale svolta da comuni e provincia a sostegno di aggregazioni ed associazioni impegnate a favore del prossimo.

L’articolata ricerca del quotidiano della Confindustria si contraddistingue anche per lo speciale sondaggio che è stato realizzato tra il 15 settembre e il 15 novembre 2009 dall’Istituto demoscopico IPR Marketing mediante interviste telefoniche e telematiche a 700 nostri concittadini e comprovinciali ai quali è stato sottoposto un questionario contenente 14 domande inerenti alla percezione che essi hanno della qualità della vita nell’ambito territoriale in cui risiedono.

In sostanza la ricognizione tende a restituire la possibile soggettività all’oggettività dei fatti sui quali è stata redatta l’indagine sopra  richiamata. In linguaggio anglofono questo giudizio personale è denominato sentiment, cioè parere, opinione. Ebbene negli ultimi  due anni ( 2007 e 2008 ) la provincia di Salerno si era piazzata addirittura al primo posto con la maggioranza dei nostri concittadini e comprovinciali che avvertivano la percezione di un possibile, complessivo miglioramento della qualità della vita nelle nostre zone. Ora, più realisticamente, questa favorevole impressione è andata scemando tanto da essere relegati al decimo posto e da cedere il primato della speranza a Cagliari. Insomma anche i sogni hanno una durata relativa.

Da quanto rilevato dall’annuale ricognizione de ‘Il Sole 24 Ore ‘ non c’è da stare allegri né da rimanere indifferenti: Salerno e provincia in dieci anni hanno continuato a perdere posizioni anche in rapporto al resto del Mezzogiorno.

Sostenere il contrario significa soltanto fare della strumentale ed improduttiva demagogia.

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