Archivio per maggio, 2010

VARATA LA NUOVA GIUNTA REGIONALE

16 maggio 2010

Salerno, 16 Maggio 2010

Ambrogio IETTO

CATERINA MIRAGLIA , GIOVANNI ROMANO ED ERNESTO SICA :

IL TRIO SALERNITANO ALLA CORTE DI CALDORO

Finalmente la Campania ha il suo nuovo governo. Come sempre anche per questo adempimento si arriva buon ultimi in rapporto alle altre regioni ove si sono svolte le consultazioni elettorali di fine marzo. Un ulteriore segno, questo, che conferma le enormi difficoltà che il presidente eletto Stefano Caldoro ha dovuto affrontare e soltanto parzialmente superare prima di arrivare al varo del suo esecutivo.

Non è infondata la voce che, ad un certo punto, il successore di Bassolino ha dovuto minacciare la rinuncia definitiva alla carica elettiva e, quindi, di conseguenza, il nuovo ricorso alle urne. Così poco prima della mezzanotte, a scavalco tra un sabato e una domenica, è stata ufficializzata la rosa degli assessori, mettendo a tacere, ovviamente soltanto per poco, le proteste e le critiche di non pochi aspiranti rimasti all’asciutto.

Sembra che tre siano i componenti scelti direttamente da Caldoro e non sostenuti da gruppi interni al Partito della Libertà o da liste schierate nella campagna elettorale in appoggio al presidente eletto: il primo è Guido Trombetti, rettore uscente della Federico II, seguito da Edoardo Cosenza, preside della Facoltà di Ingegneria dello stesso ateneo e da Gaetano Giancane, generale della Guardia di Finanza, sponsorizzato da Marco Mario Milanese, irpino di origine, suo ex collega delle Fiamme Gialle, ora ordinario di diritto tributario, persona di fiducia di Tremonti e deputato per il PdL.

Su Trombetti si è aperto da subito il dibattito negli ambienti accademici e politici del capoluogo campano mentre si resta in attesa di una sua dichiarazione ufficiale che chiarisca le motivazioni della disponibilità assicurata a Caldoro del quale, secondo le aspettative di Bassolino, avrebbe dovuto essere il competitore nell’ultima vicenda elettorale, al posto di Vincenzo De Luca.

La provincia di Salerno risulta destinataria di tre presenze in giunta. Caterina Miraglia, infatti, anche se residente a Napoli, può considerarsi salernitana di adozione. Da circa trenta anni svolge la sua attività accademica presso il Campus di Fisciano. Legata dal punto di vista scientifico al pensiero di Vincenzo Buonocore, del quale ha curato un’ampia raccolta di studi redatti in onore del compianto ex rettore, è da sempre impegnata negli organismi di gestione dell’Università di Salerno: componente del consiglio di amministrazione per sei anni, lunga esperienza di commissaria e presidente dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario ( ADISU ), presente nei consigli di indirizzo della Fondazione Sichelgaita e della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana in rappresentanza dell’Ateneo, designata recentemente dall’ex assessore alle politiche sociali della Campania Alfonsina De Felice, a componente dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, organo della Conferenza Stato – Regione.

La professoressa Miraglia viene accreditata in quota Carfagna – Bocchino. Non va pregiudizialmente scartata, invece, l’ipotesi che essa sia diretta espressione di Raimondo Pasquino, rettore dell’Università salernitana, di cui è da sempre collaboratrice fedele.

Al di là degli ipotetici sponsor trattasi di una nomina attribuita a persona di notevole prestigio culturale che assicura riequilibrio all’opera che andrà a svolgere Trombetti soprattutto a sostegno della Federico II. Entrambi, però, assumono la responsabilità del delicatissimo sistema formativo, dalla scuola dell’infanzia all’università, alla ricerca e all’alta tecnologia.

La designazione ad assessore all’avvocatura di Ernesto Sica, sindaco di Pontecagnano, è accolta con sorpresa soltanto da chi non conosce il saldo rapporto che lega il primo cittadino del centro picentino a Davide Cingotti junior e questi a Paolo e a Silvio Berlusconi.

Sconosciuto alla stragrande maggioranza dei campani e dei salernitani Cingotti, invece, ha il merito di essersi collocato già dieci anni fa al quarto posto nella speciale classifica dei Paperone d’Italia, redatta dal settimanale ‘ Panorama ‘, dopo Giorgio Armani, Cesare Romiti e il produttore di divani Pasquale Natuzzi.

Egli, reduce da studi tecnici che, a suo avviso, non gli hanno dato granché, è un imprenditore cinquantenne, titolare della Deriblok, un’azienda con sede a Battipaglia, produttrice di uno speciale film plastico estensibile, inserito nel macrosettore del cellophane industriale, con filiali in Francia e in Sud America.

Da tempo Cingotti è interessato anche al comparto turistico con la società Sviluppo Vacanze impegnata in Sardegna, in particolare nell’area de La Maddalena, ove nella sua sontuosa Villa Dolce Drago sono spesso ospiti personaggi noti come Paolo Berlusconi, Valeria Marini, Ramona Badescu.

Ernesto Sica da tempo frequenta, in particolare nel periodo estivo, le coste sarde e, tramite Cingotti e Paolo Berlusconi, ha avuto modo di avere più di un incontro col Cavaliere che non ha indugiato molto nell’imporre il suo nome a Caldoro.

Il neo-assessore regionale, appena trentanovenne, presenta credenziali di tutto rispetto: consigliere ed assessore provinciale già nel 1999 e nel 2004, nel 2000 è eletto per la prima volta sindaco di Pontecagnano; quindi nel 2005, sponsorizzato da Ciriaco De Mita, raccoglie con la ‘ Margherita ‘ 28.000 voti e viene eletto consigliere regionale per poi riproporsi di nuovo come sindaco del centro picentino nel 2008. Nelle ultime elezioni amministrative è ritornato in seno al consiglio provinciale di Salerno col marchio del PdL, ottenendo anche la nomina ad assessore con la conseguente designazione, nel dicembre 2009, a presidente del Consorzio dell’Aeroporto Salerno – Costa d’Amalfi.

Di questa precoce, già lunga presenza nell’agone politico – amministrativo, più volte confortata da ampio successo elettorale, non si annotano, in verità, particolari, significative realizzazioni. Giudizio diverso, invece, è possibile esprimere a favore di Giovanni Romano, più volte sindaco e vice-sindaco del comune di Mercato San Severino, il quale si è rivelato sul campo l’amministratore pubblico italiano più attento e competente nel delicato settore delle politiche ambientali, arrivando finanche ad attivare un sistema di tassazione premiante per chi differenzia in misura maggiore i rifiuti.

Le redazioni dei periodici ‘ Corriere della Sera Magazine ‘ ed ‘Io Donna ‘ lo inserirono  nella lista dei ‘ Venti italiani  che cambiano l’Italia’. Così anche una gigantesca sua foto, realizzata dal celebre Gianni Giansanti all’interno del Palazzo Vanvitelliano della cittadina dell’Irno con Romano in maniche di camicia ed il tricolore, fu esposta nel gennaio 2009  a Palazzo Strozzi a Firenze in occasione della speciale mostra dedicata ai ‘ venti ’  selezionati nel campo della ricerca, della pubblica amministrazione e del comparto produttivo privato. Dunque una nomina, quella in favore di Romano, motivata da competenza e da efficacia amministrativa.

L’avvenuta  designazione di tre salernitani a componenti della neonata giunta Caldoro autorizzerebbe, comunque, a ben sperare per il nostro territorio. Se sono rose…

IN MARGINE ALL’EPISODIO DI VIOLENZA CONSUMATO A SCUOLA A DANNO DELLA MAESTRA

13 maggio 2010

Salerno, 13 Maggio 2010

Ambrogio IETTO

IL MESSAGGIO PEDAGOGICO DI MARIA E BIAGIO

Quanto accaduto a Maria Marcello, la quarantottenne insegnante della scuola primaria ‘ Madre Claudia Russo ‘ di Barra, colpita dal calcio di un allievo di dieci anni che le ha spappolato la milza, merita una particolare riflessione. Il fatto, sia pure straordinario per la gravità del danno fisico prodotto, non è nuovo.

Ogni giorno, soprattutto nelle aule delle scuole elementari o primarie di tutto il mondo, si verificano centinaia di episodi che vedono bambini dai sei agli undici/dodici anni azzuffarsi, prendersi a botte, scaricare la propria aggressività su questo o quel compagno col quale è esploso un litigio o dal quale si ritiene di avere subito un torto.

Il quasi sempre pronto intervento del docente consente di contenere i danni fisici e di offrire l’occasione per evidenziare ancora una volta l’inaccettabilità e la condanna di simili comportamenti e l’esigenza – dovere, da parte di tutti i componenti della comunità – classe, di privilegiare il metodo della parola e del dialogo per risolvere ogni forma di contenzioso o, peggio, di vero e proprio conflitto.

Secondo la psicoanalisi infantile la fase evolutiva che interessa gli utenti di questo segmento del sistema scolastico va definita della latenza, contraddistinta da un’interruzione della sessualità dopo la prima fioritura precoce, che poi si manifesterà nuovamente all’inizio dei dieci/undici anni associata con una riattivazione di impulsi e conflitti infantili.

E’ il periodo questo durante il quale il fanciullo sperimenta un grande desiderio di essere accettato dagli altri, desidera, di conseguenza,  ricevere una valutazione soddisfacente che gli consenta di aumentare il personale prestigio. E la scuola costituisce il naturale contesto umano in cui, nell’incontro quotidiano coi coetanei, egli può affermare il meglio di sé.

Queste sono dinamiche che, di norma, contraddistinguono il processo di crescita di ogni ragazzo di questa età. Succede, però, che nella società del nostro tempo, molto influenti risultano i messaggi, spesso contraddistinti da manifestazioni di violenza e di aggressività, che arrivano dalla televisione, da internet, dalle slot machine. Nel caso specifico, poi, di taluni contesti socio-culturali, ricorrenti modelli adulti che assumono comportamenti orientati verso l’arroganza, la tendenza a proporsi agli altri con la forza e la prepotenza finiscono con l’essere agevolmente assorbiti e fatti propri da fanciulli e preadolescenti.

Per carità, non si vuole qui infierire nei riguardi di un quartiere napoletano, qual è l’area di Barra – Ponticelli, ove la maggioranza delle famiglie che vi risiedono manifestano preoccupata, responsabile attenzione all’itinerario formativo dei propri figlioli, ma va ricordato che una preziosa ricerca, condotta 25 anni fa dall’Istituto di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi (IRRSAE ) della Campania, di concerto col CENSIS, individuò proprio in questo distretto il tasso più elevato di dispersione scolastica della regione e analizzò le cause che determinavano il fenomeno, suggerendo anche le possibili indicazioni di natura  socio – culturale e didattico – organizzativa che avrebbero potuto se non eliminarlo almeno ridimensionarlo.

Le proposte non si discostavano di molto da quella strategia che oggi anche in Italia prende il nome di lavoro in rete e che presuppone il coinvolgimento coordinato e condiviso della scuola, dei servizi sociali, delle associazioni di volontariato, dei gruppi parrocchiali e sportivi e delle stesse autorità di polizia in progetti mirati, funzionali alla promozione di personalità correttamente integrate nel tessuto relazionale di riferimento, rispettose dei canoni della legalità e della corretta convivenza civile.

L’episodio di Barra dimostra che, in mancanza di questi supporti, sopperisce l’eccezionale personalità di una maestra, Maria Marcello che, nonostante il forte dolore che l’attanaglia in una camera della clinica Villa Betania della vicina Ponticelli, pensa al giorno in cui potrà far ritorno nella ‘sua ‘ scuola ed abbracciare con un radioso sorriso l’allievo che, con un atto incauto, l’ha fisicamente debilitata.

Dietro l’atto di comprensione e di amore di Maria c’è, però, un contesto familiare ancorato a valori forti: il marito Biagio Estetico, cattolico praticante, formatosi alla scuola della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è impegnato anch’egli nel difficile campo della formazione presso un istituto tecnico della non meno problematica Torre Annunziata.

Biagio non solo condivide il desiderio espresso dalla moglie ma amplia la sua visuale ai tanti bambini che in quel contesto sociale ‘ hanno bisogno di tante cose, di tante persone che li aiutino a crescere ‘.

Completa il ritratto di questa famiglia sana il pensiero del figlio diciannovenne Antonio, anch’egli convinto che solo la particolare, responsabile, affettuosa attenzione del prossimo ai bisogni di un’infanzia spesso negata può attutire e spesso risolvere difficoltà di adattamento e di piena, serena integrazione.

Vengono, così, in mente alcune affermazioni contenute nel documento introduttivo del convegno sui ‘Maestri d’Italia ‘, organizzato proprio a Napoli nel gennaio scorso dalla Fondazione ‘ Italia futura ‘ presieduta da Luca Cordero di Montezemolo. Nel mettere in discussione l’eccessiva tecnicizzazione dell’insegnante e la scomparsa di questa figura dall’orizzonte dell’educazione il pedagogista Adolfo Scotto Di Luzio, redattore del testo, così scrive: “ I maestri che oggi sono raffigurati come dei tecnici della programmazione, della valutazione e dell’intervento didattico, faticano a ritrovare le ragioni fondamentali del loro magistero “.

Maria Marcello e Biagio Estetico, per fortuna, non hanno mai dimenticato quelle ragioni tanto da tradurle in coerenti comportamenti professionali.

IL PIANO DI RAZIONALIZZAZIONE DELLA RETE OSPEDALIERA IN PROVINCIA DI SALERNO

9 maggio 2010

 

Salerno, 9 Maggio 2010

 

Ambrogio IETTO

 

LA SCENEGGIATA DEL SINDACO DI CAVA DE’ TIRRENI

 

Amo Cava de’ Tirreni almeno quanto Salerno dove vivo da circa mezzo secolo. Per venti anni ho avuto l’onore di offrire a migliaia di fanciulli, docenti e genitori di quella comunità, così ricca di storia e di consolidate tradizioni, i tratti meglio distintivi della mia umanità e del mio messaggio pedagogico.

La premessa è d’obbligo in quanto mi dispongo ad esprimere forti perplessità e un contestuale, severo giudizio critico sulla decisione assunta dal suo sindaco, prof. Marco Galdi, di incatenarsi nella mattinata di sabato 7 maggio per sei ore davanti alla sede della giunta regionale a Napoli per protestare contro la paventata chiusura dell’ospedale locale Santa Maria dell’Olmo.

Perplessità e critiche sono contenute nel titolo dato a questo contributo, volendo intendere, ovviamente, non la caratteristica commedia napoletana centrata sull’esile trama di una canzone di successo ma la sceneggiata in quanto esibizione esagerata e forse non molto ricca di autentico pathos.

Le mie considerazioni non osano entrare nel merito della questione e, quindi, si guardano bene dal prendere in esame e dal pronunciarsi sull’ipotetico piano di razionalizzazione della rete ospedaliera in Campania. Un sindaco ha il dovere – diritto di interpretare al meglio le questioni che interessano la generale comunità rappresentata e di sostenerle nelle sedi istituzionali, utilizzando tutti i mezzi che il diritto e la democrazia  partecipativa gli offrono.

E’ pur vero che non è la prima volta che referenti istituzionali scelgono la protesta dell’incatenamento dimostrativo. Nel caso, però, del prof. Galdi il modello scelto di protesta appare francamente inopportuno e decisamente fuori luogo. La considerazione critica tiene conto primariamente di motivazioni politiche.

Marco Galdi, discendente di un autorevole umanista professore di letteratura  latina e greca presso referenziate università italiane,  è apprezzato docente di diritto pubblico generale presso l’ateneo salernitano ed è persona di consolidata fiducia del presidente della Provincia onorevole Edmondo Cirielli che lo ha voluto, non appena eletto, suo capo di gabinetto e direttore generale dell’ente.

La stampa, dando notizia della manifestazione dimostrativa, precisa che alla stessa hanno dato il loro imprimatur lo stesso presidente della Provincia, il ministro Mara Carfagna e il senatore Giuseppe Esposito, tutti autorevoli esponenti del Partito della Libertà, la stessa formazione politica di cui è espressione il presidente della Regione Caldoro e, ovviamente, il premier Berlusconi. Sempre dagli organi di stampa si apprende della felicità espressa da Galdi sull’esito positivo della sua protesta consistente in un promesso incontro, da parte del governatore Caldoro, per lunedì 17 maggio, appuntamento ottenuto grazie all’intervento del consigliere regionale dr. Giovanni Baldi anch’egli cavese ed esponente del PdL.

Tutte queste informazioni, offerte in abbondanza dalla stampa e corredate di fotografie a colori col primo cittadino fasciato del tricolore, comodamente appoggiato ad un solido palo di ferro con le mani in tasca e seriamente impegnato a discutere con alcuni suoi sostenitori, sollecitano qualche interrogativo.

L’intero apparato di partito mobilitato per la protesta, entrato in scena o rimasto comunque dietro le quinte, ritiene di non avere avuto altri modi e mezzi per partecipare al collega Caldoro le esigenze sanitarie della comunità metelliana ?

Forse si è convinti che la scelta di accorpare l’ospedale di Cava a quello di Sarno sia stata già compiuta in alta sede e che, quindi, l’incatenamento del sindaco sia risultato il modo più appariscente per convincere i cavesi  della serietà e dell’onestà dell’impegno della civica Amministrazione ?

O forse il canovaccio prevede il sicuro accoglimento, da parte di Caldoro, della richiesta sostenuta dal gotha della politica cavese e, quindi, considererà produttivo ed efficace il tipo di protesta scelto?

Frattanto, da parte di altri sindaci, si suonano le trombe per avvertire le loro comunità del rischio che si corre di perdere la propria struttura ospedaliera e, quindi, della necessità di prepararsi alla prossima protesta.

La sceneggiata, così, diventa contagiosa nonostante il ‘Vergognatevi !’ gridato da Luca Zaia, presidente della regione Veneto, nel corso del discorso di insediamento e diretto agli amministratori pubblici del Mezzogiorno che a suo dire, e non solo a suo dire, hanno dilapidato enormi risorse per avere offerto un servizio sanitario scadente e costosissimo, per l’assunzione di centinaia di migliaia di operatori forestali, lavoratori socialmente utili, dipendenti non necessari agli enti amministrati, per avere dotato immeritatamente di pensione di invalidità decine di migliaia di cittadini, per il costo di  ‘ un chilometro di autostrada pagato 500 volte in più ‘ dell’importo versato dalle sue parti.

Ma non sa Zaia che da noi il problema della ricerca del consenso è fondamentale per chi fa politica? La battaglia per il mantenimento di tutte e sedici le strutture ospedaliere della provincia di Salerno, pertanto, è sacrosanta !

Sono proprio i dirigenti del centrodestra a ricordare che l’attuale ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto, un tempo giovane governatore della regione Puglia, fu sconfitto da Nichi Vendola proprio per essere stato così ingenuo da procedere alla razionalizzazione della rete ospedaliera sopprimendo alcuni ospedali.

COME REAGIRE ALLE AGGRESSIONI E ALLE ACCUSE RIVOLTE A NOI DEL SUD ?

8 maggio 2010

 

Salerno, 8 Maggio 2010

 

Ambrogio IETTO

 IL MEZZOGIORNO E L’UNITA’ D’ITALIA

 

Va dato atto al Capo dello Stato dello sforzo straordinario che va compiendo per partecipare al Paese che celebrare l’Unità d’Italia non è tempo perso né denaro sprecato. Di questo avviso, invece, è l’intera squadra della Lega a partire dal suo capitano Bossi. Così il meridionale – campano Giorgio Napolitano rimane l’unico, autorevole referente istituzionale a sostenere a chiare lettere che ‘ non è retorica reagire a tesi storicamente infondate ’. Per il resto, a cominciare dal presidente del Consiglio Berlusconi e dai ministri e collaboratori a lui più vicini, si preferisce evitare pronunciamenti nel merito o, semplicemente, si tenta di ridimensionare il contenuto e il tono delle ricorrenti  dichiarazioni proferite dai vari Calderoli, Castelli, Maroni, tutte piuttosto critiche verso i festeggiamenti collegati ai 150 anni dell’unità d’Italia.

Non è deduzione forzosa capire che questo è uno dei temi caldi all’interno della coalizione di centrodestra e che al Cavaliere, anche a causa dei rapporti particolarmente tesi con Fini, non conviene confutare le posizioni leghiste.

Al comune osservatore, però, non sfugge che, dietro questa questione, apparentemente soltanto simbolica e celebrativa, si nascondono una strumentale interpretazione da parte della Lega delle vicende che determinarono il processo unitario e la contestuale, ferma critica, su come la cosiddetta ‘ questione meridionale ‘ sia stata affrontata e gestita dai politici del Sud in particolare nel corso dei sessanta anni dell’Italia repubblicana.

Dal punto di vista storico Antonio Polito, attuale direttore de ‘Il Riformista ’, meridionale di Castellammare di Stabia e con un percorso politico abbastanza tortuoso iniziato col gruppo maoista dei Comunisti Italiani e temporaneamente concluso come senatore de ‘La Margherita ‘, sostiene che fu proprio il Mezzogiorno ad esprimere riluttanza e ribellione verso il processo unitario soprattutto attraverso le esperienze piuttosto violente del brigantaggio e della repressione.

La fondatezza di questa tesi trova conferma già nella spedizione dei Mille, l’evento che in misura determinante rende possibile l’avvio dello Stato unitario e del quale proprio in questi giorni si celebra, tra Quarto, Marsala e Calatafimi, l’anniversario dei 150 anni.

Come si ricorderà già all’inizio del 1860 la Sicilia manifesta segnali di vivace inquietudine nei confronti del regno borbonico. Accanto al movimento separatista, però, si va rafforzando anche l’ideale unitario tanto da spingere Vittorio Emanuele II ad inviare nell’isola un suo uomo di fiducia, Enrico Bensa, per prendere contatti con un gruppo di aristocratici moderati. Molte speranze per un auspicato intervento sono riposte in Garibaldi che, però, ipotizza una sua  iniziativa  soltanto se successiva all’avvio, da parte dei patrioti siciliani, di un forte moto rivoluzionario.

Insomma il Nizzardo non vuole fare la fine dei Fratelli Bandiera, trucidati nel vallone di Rovito nei pressi di Cosenza, e di Carlo Pisacane, sbarcato coi suoi ‘ trecento ‘ tra Villammare e Sapri, nel golfo di Policastro, ed assassinato a Sanza in provincia di Salerno.

Alla fine, nonostante l’indisponibilità del re ad affidargli il comando di una brigata dell’esercito, egli intraprende la spedizione con poco più di mille volontari, prevalentemente professionisti, studenti, artigiani ( si contano, tra gli altri, 250 avvocati, 100 medici, 50 ingegneri, 20 farmacisti, una decina di artisti, un centinaio di commercianti ). In stragrande maggioranza provengono dal Nord con una prevalente presenza di bergamaschi, che ammontano a 163 unità, e di ben 154 liguri. Appena un centinaio, invece, i sudditi borbonici.

La spedizione, come si sa, avrà esito felice e la marcia di Garibaldi verso Teano per l’incontro col re non incontrerà forti resistenze, svolgendosi, in prevalenza, tra folle esultanti.

Il riferimento piuttosto dettagliato ad alcuni aspetti dell’epopea dei Mille conferma il prioritario interesse del movimento unitario del Nord ad annettere al nascente Stato unitario anche il Regno delle Due Sicilie. La presenza, all’interno della spedizione, di un consistente numero di laureati e di diplomati conferma come l’adesione all’iniziativa di Garibaldi, oltre ad essere espressione  di una forte spinta ideale, rappresenti anche il frutto di un’attenta, ponderata, responsabile valutazione. All’indomani dell’annessione, però, cominciano a riemergere manifestazioni di insofferenza che già in precedenza, esattamente nel 1817 e nel 1821, avevano spinto i Borboni a cruenti interventi repressivi.

Il processo di erosione del feudalesimo, la concentrazione della terra in mani private, il conseguente capitalismo sono fenomeni da tempo consolidati nel Mezzogiorno e che, con l’unificazione, giustificano, in particolare da parte delle classi meno abbienti, l’attesa dell’immediato varo di una radicale riforma agraria. L’alleanza solida che si concretizza sempre di più tra nobiltà e proprietari terrieri meridionali e la borghesia liberale del Piemonte ostacola, però, di fatto l’emanazione dell’auspicato provvedimento. Un marcato accentramento politico- amministrativo, i forti inasprimenti fiscali, l’arruolamento obbligatorio delle giovani leve per il servizio militare, le tante ambizioni defraudate, la non celata spinta autonomistica, il sensibile aumento del costo di prodotti essenziali quali il pane e il sale, rappresentano ulteriori motivi di insoddisfazione opportunamente fomentati dagli uomini di Francesco II di Borbone rifugiatosi, intanto, a Roma sotto protezione dello Stato pontificio.

Giovani renitenti alla leva introdotta dal novello Stato unitario, militari appartenenti alle sconfitte truppe borboniche, detenuti evasi dalle carceri, tanti scontenti e reazionari costituiscono le risorse umane che, dotate di efficienti arme, vengono lanciate alla macchia sotto forma di bande brigantesche.

Il germe della ribellione si diffonde sempre di più tanto da contare decine di migliaia di aderenti al brigantaggio, fenomeno favorito anche da montagne fitte di boschi, dalla mancanza di un razionale sistema viario, dall’inefficienza della disorientata milizia nazionale, dall’impreparazione del governo centrale.

Man mano l’originario carattere politico della lotta si trasforma in dissenso sociale da parte di contadini, di pastori e del proletariato urbano contro la borghesia cittadina e i proprietari terrieri. Nel maggio 1863 il parlamento nazionale, ritenendo insufficiente la legislazione ordinaria, approva la legge promossa dal deputato abruzzese Giuseppe Pica che consente la repressione di qualunque resistenza,  l’istituzione di tribunali militari sul territorio, l’applicazione dello stato d’assedio, la sospensione dei diritti costituzionali, la punizione collettiva, le rappresaglie anche contro interi villaggi.

A distanza di poco più di due anni il fenomeno del brigantaggio è annientato ma si contano decine di migliaia di morti, di arrestati, di condannati.

Gli eventi raccontati, dunque, danno forza alla tesi di un Mezzogiorno non proprio entusiasta dell’avvenuta unificazione. L’insoddisfazione è espressa da subito anche in forma letteraria con pregevoli e documentati contributi.

Particolarmente significative le ‘ prime ’ e le ‘seconde lettere meridionali ‘ dello storico e politico napoletano Pasquale Villari in cui si evidenziano le condizioni di miseria materiale e morale del Sud che, in quanto tema di studio, di indagine e  di ricerca economica e socio – politica, nobiliterà la cosiddetta questione meridionale alimentata dagli studi preziosi del toscano Leopoldo Franchetti, dei lucani Giustino Fortunato e Francesco Saverio Nitti, del pugliese Gaetano Salvemini, dell’irpino Guido Dorso, dei napoletani Francesco Compagna e Giuseppe Galasso.

Il fascismo, pur con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, rende possibile la bonifica di aree territoriali importanti del Mezzogiorno, quali la Piana del Sele, l’Agro Pontino, il Tavoliere di Puglia, il riordinamento delle ferrovie, la costruzione di nuove strade.

Sicuramente è con l’avvento delle istituzioni repubblicane che prendono corpo scelte politiche mirate specificamente allo sviluppo del Sud d’Italia. Nel 1950, infatti, è istituita la Cassa per il Mezzogiorno che, mentre nei primi anni finanzia solo opere pubbliche, portando quasi esclusivo vantaggio all’industria settentrionale che se ne aggiudica la realizzazione, fino al 1984, anno in cui è messa in liquidazione, concretizza interventi di sostegno diretto all’industria meridionale con incentivi finanziari, contributi a fondo perduto ed agevolazioni fiscali.

Agli innegabili progressi in campo economico  prodotti dalla Cassa si accompagnano, purtroppo, autentici saccheggi del territorio, improduttive ‘ cattedrali nel deserto ‘, grandi impianti incapaci di funzionare per la mancanza di adeguate infrastrutture.

Anche interventi straordinari, imposti da imprevedibili e tragici eventi naturali, quali i terremoti del 1968 nel Belice  e del 1980 al confine tra Campania e Basilicata, costituiscono occasioni da non perdere per allargare in dimensioni scandalose l’area del sisma, favorire la realizzazione di consistenti opere pubbliche inutili, incentivare la speculazione dei privati, determinare di fatto la penetrazione della malavita organizzata nell’attuazione e nella gestione degli interventi.

Comuni, province e regioni, purtroppo,  si trasformano negli ultimi decenni in sedi privilegiate di spregiudicato affarismo e di conseguente spreco di denaro pubblico: non di rado le opere progettate non hanno una prioritaria finalità sociale e la loro realizzazione, contraddistinta da voluto e strumentale pressappochismo, consente di soddisfare l’ingegnosità famelica delle organizzazioni malavitose e l’insaziabile avidità di amministratori disonesti e privi di ogni scrupolo.

Un contenuto prodotto interno lordo, un rallentamento consistente dell’attività produttiva, l’elevato tasso di disoccupazione giovanile, la fuga verso il Settentrione e l’estero delle intelligenze migliori e più creative rappresentano i riferimenti oggettivi di un inarrestabile processo regressivo che investe il Sud d’Italia.

Particolarmente vivace, però, si rivela ogni competizione elettorale finalizzata al rinnovo dei consessi deputati a gestire gli organismi autarchici. La necessaria ricerca del consenso in un contesto socio – economico deprivato molto spesso si trasforma in una trattativa – accordo tra l’aspirante alla carica e chi gli deve assicurare il voto che, dal canto suo, aspira invece ad un posto di lavoro per il figlio laureato disoccupato o ad una concessione amministrativa particolare oppure all’appalto di un’opera pubblica da realizzare.

Un simile quadro complessivo, per nulla esagerato, della situazione attuale del nostro Mezzogiorno consente, in particolare nell’attuale fase di avvio delle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, di raccogliere giudizi ed apprezzamenti impietosi da più parti: così lo psicologo irlandese Richard Lynn, non nuovo all’elaborazione di teorie piuttosto discutibili, che giudica noi meridionali meno intelligenti degli italiani del Nord a causa della pregressa mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e dell’Africa; il periodico inglese ‘ The Economist ‘ che, tracciando un’immaginaria cartina dell’Europa, stacca il Mezzogiorno d’Italia dal Nord del Paese, lo definisce in modo dispregiativo ‘ bordello ‘ e suggerisce la creazione di un’unione monetaria con la Grecia; Enrico Letta, esponente del partito democratico, che sostiene come l’ipotetica estrapolazione delle medie macroecomiche della Campania da quelle dell’intero Paese, vedrebbe l’Italia attestarsi ad un livello di competitività pari a quello della Francia e non lontano dagli standard della Germania; infine, selezionando fior da fiore, l’esecrazione del neo – governatore del Veneto Luca Zaia, già ministro dell’agricoltura, il quale lancia  il suo ‘Vergognatevi ‘ai tanti pubblici amministratori del Sud che, oltre a non far funzionare la sanità, ad affidare il governo del territorio alla criminalità, a far pagare anche il 500 per cento in più un chilometro di autostrada, ‘mantengono inutilmente 30 mila operai forestali, decine di migliaia di lavoratori socialmente utili, uno sterminato esercito di falsi invalidi ‘. Cosa rispondere a questa successione continua e sempre più mirata di aggressioni spesso strumentali e di accuse non di rado fondate?

Gianfranco Viesti, economista pugliese, in un agile volume dal titolo provocatorio ‘ Abolire il Mezzogiorno ’ individua come prioritario impegno per favorire un reale sviluppo del Sud il reclutamento e la formazione di rinnovate, capaci ed oneste classi dirigenti cui affidare il governo della politica, dell’economia e della comunità sociale nel suo complesso. Si tratta, in parole semplici, di imparare a governarsi. Solo così, grazie ad un’accorta e coraggiosa regia, risulta possibile autopromuovere un vero, significativo sviluppo.

Vanno definitivamente abbandonate, pertanto, le rivendicazioni piagnone, le lamentazioni strumentali alla richiesta di continue risorse finanziarie, le opportunistiche adesioni all’Italia unitaria. L’invito di Bossi alla sobrietà dei festeggiamenti  non risulta, dunque, del tutto fuori luogo. Sventolare il tricolore significa manifestare l’impegno personale e collettivo di voler responsabilmente contribuire ad un radicale anche se doloroso rinnovamento della politica e del governo nel nostro Sud.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi