SICA E IL DOSSIER ANTI CALDORO

 

Salerno, 13 luglio 2010 

 

Ambrogio IETTO

 

L’ENFANT PRODIGE DI PONTECAGNANO

 

 

A metà maggio, quando si conobbe la composizione della nuova giunta regionale della Campania, meravigliò non poco anche me la nomina ad assessore di Ernesto Sica tanto che mi soffermai, con una nota di commento, ad ipotizzare un intervento risolutivo a tal fine da parte di un giovane imprenditore di Battipaglia, Davide Cincotti junior, che in Sardegna ha un consolidato rapporto di amicizia e, probabilmente, anche di affari con  Paolo Berlusconi, amato fratello del Cavaliere. Anche quotidiani di respiro nazionale fecero riferimento a questo stesso canale preferenziale che sarebbe stato scelto dal giovane sindaco di Pontecagnano. Ora si apprende, da una dichiarazione rilasciata dal faccendiere Flavio Carboni, personaggio da mezzo secolo al centro di  troppe vicende oscure e, purtroppo, ancora accreditato in ambienti romani che contano, di essere stato proprio lui ad aiutare ‘ Ernesto Sica a diventare assessore regionale, ottenendo una sorta di compensazione dopo la mancata designazione di Nicola Cosentino a candidato presidente della Regione Campania“.

Non è il caso di soffermarsi molto su chi sia stato il vero sponsor del rampante primo cittadino di Pontecagnano che, laureato in scienze politiche, ad appena 23 anni si trovò già destinatario di una designazione elettiva in qualità di consigliere comunale a cui fecero seguito ulteriori conferme al consiglio provinciale ( 1999 ), a sindaco della città (2000 ), a consigliere regionale ( 2005 ).

Di certo fu proprio questa elezione che fece scalpore, sollecitando politici ed osservatori ad interrogarsi sul fenomeno Sica gratificato da ben 27.759 consensi personali su di un budget complessivo di 86.255 voti raccolti dalla Margherita in provincia di Salerno con una percentuale complessiva pari al 14,82 %.

A calcoli fatti, considerando il meccanismo della preferenza unica, quasi un elettore su tre della Margherita aveva scelto Sica. All’epoca ci fu anche chi, invertendo la riflessione,  attribuì al giovane politico di Pontecagnano il merito di avere portato al partito di Rutelli almeno due dei tre seggi assegnati.

Allora il suo grande sponsor fu Ciriaco De Mita, inossidabile protettore di troppi salernitani approdati nel suo reame di Nusco e, successivamente, o scaricati oppure approdati ad altre rive.

Il rapporto De Mita – Sica fu particolarmente solido tanto che non pochi, attribuendo al secondo fama di tombeur de femmes, non escludevano l’ipotesi di un possibile matrimonio con una congiunta dell’ex presidente del Consiglio.

Pontecagnano, a seguito di questo clamoroso exploit elettorale di Sica, da ‘ terra di frontiera ‘ degli Etruschi, divenne l’ombelico della Margherita campana e nazionale. Si fece del tutto per rendere l’annuale kermesse politica non solo sede settembrina di confronti e di dibattiti ma anche occasione festaiola di forte attrattiva popolare.

L’enfant prodige doveva dimostrare, in particolare ai suoi concittadini, che la festa della Margherita di Pontecagnano non aveva nulla a che vedere, per qualità degli ospiti e per fastosità organizzativa, con le iniziative assunte in precedenza da Paolo Del Mese a favore del biancofiore democristiano. Tra l’altro allora arrivavano Andreotti, Pomicino e gli altri antidemitiani, ora la star fissa era proprio il visir di Nusco.

Con la mobilità politica tanto di moda nel primo decennio del terzo millennio entrambi i personaggi richiamati cambiarono casacca per ritrovarsi poi, strano destino,  a sostenere la coalizione di centrodestra.

I fatti recenti, appresi dalla stampa e dalle emittenti nazionali, vedono, dunque, Sica indagato perché avrebbe partecipato al piano finalizzato a screditare Stefano Caldoro aspirante alla carica di governatore della Campania, ruolo successivamente suggellato dal voto popolare della primavera scorsa.

A leggere i testi di alcune affermazioni proferite da Sica e registrate dalle intercettazioni riprese dal gip Giovanni De Donato ( ‘ Corriere della Sera ‘ di domenica 11 luglio, pag. 16 ) c’è da restare sconcertati. L’8 febbraio scorso un sms avverte Arcangelo Martino, ex sindacalista della Cgil e già assessore al Comune di Napoli: “ Dici a Nicola che dovrebbe uscire il rapporto di Caldoro con i trans…Siamo finiti in un mondo di froci…Povero Berlusconi “.

A digitare il messaggio sarebbe stato proprio Ernesto Sica che domenica, dopo aver rassegnato le dimissioni nelle mani del povero e sconcertato Caldoro, ha dichiarato: “ Sono l’ultima ruota del carro. Io là in mezzo sono il più scemo “.

Già, perché i registi dell’operazione sono i  menzionati Carboni e Martino e, terzo ma non ultimo per efficacia di influenza, tale Pasquale Lombardi, un vecchio diploma di geometra, la referenza di giudice tributario onorario, e la carica che più conta per lui e per gli altri, quella di ex sindaco democristiano di Cervinara, un comune di poco meno di 10.000 abitanti in provincia di Avellino. Questo Lombardi, più degli altri, si prende il lusso di dare del ‘tu’ a referenziati magistrati, ad uomini politici e di governo e di compiere interventi, a nome della cricca, nel tentativo di modificare orientamenti e decisioni addirittura della Corte Costituzionale e dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura.

Può darsi pure che Sica, così come dichiara, sia il più fesso di tutti e quattro e che sia incappato in un’operazione ideata da altri ma che, da aitante viveur che per piacere alle donne ha avuto la costanza di perdere non meno di trenta – quaranta chili,  esploda tra il compiaciuto e il rammaricato nell’immaginare il Cavaliere mortificato nell’apprendere di suoi uomini catalogati come frequentatori di transessuali, la dice lunga sulla sua consapevolezza dell’effetto che la bomba avrebbe prodotto.

E’ più che sufficiente, comunque, una simile stupidaggine per prendere atto della brutta fine fatta dalla politica con la P maiuscola.

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