LO SCERIFFO DE LUCA E L’UFFICIALE CIRIELLI: L’UN CONTRO L’ALTRO ARMATO

 

Salerno, 10 febbraio 2011

Ambrogio IETTO

LO SCAMBIO DEGLI ‘ SCHIATTIGLI ‘ TRA DUE LEADER UGUALI E CONTRARI

Non è possibile continuare con questo scontro al massacro tra Vincenzo De Luca ed Edmondo Cirielli. Non passa giorno che i due non si rintuzzino con espressioni verbali offensive, con un uso insensato di aggettivi e di attributi che sanno soltanto di offesa, di aggressività, di sconcezze che, nel ridimensionare il potere inibitorio delle rispettive intelligenze, finiscono col mortificare la comunità che entrambi rappresentano, il primo nelle vesti di sindaco della città capoluogo e il secondo nella qualità di presidente della provincia di Salerno.

E’ vero, sbaglia anche chi si dispone all’ascolto degli interventi televisivi dei due personaggi o alla lettura dei quotidiani locali che ospitano i resoconti della diatriba. Chi scrive, tanto per offrire un’umile testimonianza che non ha niente a che vedere con la superbia intellettuale, da anni  ha rinunciato, senza particolare sofferenza in verità, a Michele Santoro, a Bruno Vespa, a Giovanni Flores, a Gad Lerner.

Sul versante locale da quasi sempre non ascolta le omelie di De Luca non per antipatia personale in quanto gli  riconosce intelligenza spiccata, fiuto politico, senso della concretezza, legame lucido anche se caratterialmente problematico con la città. La mancata attenzione al verbo in diretta e in replica del primo cittadino è dovuta ad una repulsione linguistica nei confronti di termini ed espressioni quali ‘ cafoni’, ‘delinquenziale’, ‘criminale’, ‘ casalesi’, ‘ idiozia politica’, ‘ la ricreazione è finita’, ‘ clima di ammuina e di confusione’, ‘ ‘assunzioni clientelari’, ‘ procura della Repubblica ‘ e parole simili sempre più colorite e di cattivo gusto.

In verità non è soddisfatto nemmeno del tono altrettanto arrogante e duro del presidente Cirielli che attacca e/o risponde per le rime ai vituperi dell’inquilino di Palazzo di Città, utilizza più o meno il medesimo codice linguistico, manifesta anche con la personale postura e l’espressività facciale la grinta, la determinazione, la ferma volontà di utilizzare le medesime armi dell’avversario per metterlo alle corde. Insomma, questa storiella del sindaco sceriffo e del presidente carabiniere sta producendo in non pochi concittadini insofferenza se non  proprio fastidio.

Fulvio Bonavitacola, equilibrato parlamentare del PD, riferendo su di un disegno di legge redatto in collaborazione coi colleghi Tino Iannuzzi ed Alfonso Andria e riguardante la complessa materia dei rifiuti, ha recuperato dal glossario partenopeo – salernitano il termine ‘ schiattigli ‘ col quale ha inteso fare riferimento al comportamento e alle scelte dei due contendenti che, abbastanza simili dal punto di vista caratteriale, ovviamente non si amano e, deliberatamente, prendono decisioni e formulano dichiarazioni al primario fine di far ‘ schiattare ‘ l’avversario politico, esagerando, cioè, fatti e situazioni ed amplificando il senso delle parole, delle valutazioni  e delle battute espresse.

La gente di buonsenso richiede un po’ di rispetto da parte di Cirielli e di De Luca. Preoccupata della critica situazione economica e dalle conseguenti negative ricadute ( tasso elevato di disoccupazione giovanile, inutilità di fatto dei titoli accademici conseguiti, difficile tenuta del bilancio familiare, sviluppo economico locale seriamente compromesso, aumento dei costi dei servizi essenziali, ecc. ) essa desidererebbe recepire informazioni incoraggianti sulle prospettive di sviluppo della città e del territorio provinciale, gradirebbe ascoltare confortanti e fondate notizie sulla ripresa dell’economia locale ma aspirerebbe, soprattutto, ad avere come interlocutori privilegiati due leader pacati, portati a riflettere attentamente sui problemi giudicati da entrambi essenziali per un complessivo miglioramento della qualità della vita dell’ampia comunità amministrata, rispettosi dell’intelligenza e della sensibilità di chi li ascolta, testimoni significativi di un modo civile ed equilibrato di confrontarsi, di dialogare, di avanzare proposte da analizzare con tono disteso e sulla base di dati e documenti condivisi.

La rissa verbale cui quotidianamente si assiste non ha nulla a che vedere con la democrazia, accentua le divisioni e fa degenerare ulteriormente la sindrome della personalizzazione che, al momento, costituisce l’aspetto peggiore dell’identità sia di De Luca sia di Cirielli.

Salerno è una città priva di luoghi aperti ove risulti possibile discutere di questioni unanimemente giudicate essenziali per il suo sviluppo. Le associazioni culturali, ricreative, di volontariato che, di tanto in tanto, organizzano una manifestazione pubblica, finalizzata ad affrontare un tema di interesse collettivo, risultano quasi sempre funzionali al disegno politico – amministrativo di uno dei due contendenti.

La rete dei vassalli, dei valvassori e dei valvassini diventa sempre più fitta in particolare nel corso della vigilia elettorale. Anche assessori e consiglieri comunali attualmente in carica non conoscono al momento in quale lista di sostegno al capo andranno ad essere collocati perché sarà lui a decidere alla luce di una pluralità di fattori funzionali alla strategia considerata vincente.

Dalla parte opposta, non potendo disporre di un vivaio di risorse umane già collaudate in sede di gestione del sistema di potere da anni in atto, si punta, come è giusto che sia, sulle singole rappresentanze professionali e categoriali, sulla consistenza quantitativa della realtà familiare di provenienza dell’aspirante candidato, sul suo livello di avversità all’attuale conduzione politico – amministrativa della città. Rimane, però, il problema che anche in questi casi a decidere sull’opzione da compiere non sarà il diretto aspirante alla carica ma il solo leader.

A soffrirne, ovviamente, sarà ancora una volta la cosiddetta democrazia. A conti fatti il cittadino benpensante accetta anche queste regole non scritte ed inventate ad usum Delphini. Desidera, comunque, che almeno dalle emittenti televisive locali non fuoriescano parole ed espressioni offensive, proferite con toni sprezzanti ed aggressivi e che finiscono col produrre non solo fastidio ma anche disgusto in chi le ascolta.

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