L’UMANA SOFFERENZA DI MONSIGNOR GERARDO PIERRO

 

Salerno, 3 marzo 2011

Ambrogio IETTO

UN DOCUMENTO DA VALUTARE ESCLUSIVAMENTE

DAL PUNTO DI VISTA UMANO

Ho letto con la dovuta attenzione il documento redatto e dato alle stampe da Mons. Gerardo Pierro, arcivescovo metropolita emerito di Salerno – Campagna – Acerno. Non è un opuscolo né un libro. Composto da appena 52 pagine e raccolto in una dignitosa veste tipografica si fa leggere con immediatezza e piacere grazie ad una prosa essenziale e determinata cui il presule affida il primario bisogno di esprimere la sua riconoscenza alle entità soprannaturali, ai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ai congiunti  più cari, a quanti l’hanno concretamente aiutato sostenendolo nella scelta sacerdotale e all’intero Popolo di Dio per i trent’anni di episcopato vissuti nelle diocesi di Tursi – Lagonegro, Avellino e Salerno.

Lo definisco documento in quanto finalizzato a far conoscere, sia pure in rapida successione e con un compendio decisamente sintetico, aspetti delicati e pedagogicamente significativi della sua storia personale e un’essenziale informativa sull’azione pastorale svolta e sulle opere realizzate nel corso della vita sacerdotale e, soprattutto, di quella di presule incaricato del governo della Chiesa nelle tre realtà territoriali richiamate.

Non ho difficoltà nell’affermare che le pagine da me particolarmente gradite sono quelle rispondenti ad un più elevato grado di autenticità e di poesia: la mamma, già minata da un male allora giudicato inguaribile, che gli dona la vita ma che lo lascia orfano ad appena quattro mesi; un padre umile, discreto, infaticabile lavoratore; Mons. Fortunato Maria Farina, all’epoca vescovo di Foggia ma originario di Baronissi, che raccomanda il dodicenne Gerardo alla nobile signora Gisella Pastore Durante affinché gli assicuri il necessario sostegno economico per la prosecuzione degli studi al seminario in quanto ‘ il ragazzino di Capriglia promette bene’ e manifesta una spinta vocazionale degna di attenzione; l’irrefrenabile entusiasmo del neo – presule di Tursi che, da attento conoscitore della psicologia popolare, nel corso della sua prima omelia recita a memoria una lirica di un poeta del posto dedicata appunto al contesto paesaggistico ed antropologico della storica località del materano.

Merita anche attenzione il testo della lettera vergata da Mons. Guerino Grimaldi e diretta ‘ ad un influente amico romano ‘ a sostegno della designazione di Mons. Pierro a suo successore nell’arcidiocesi di Salerno. La presentazione è più che lusinghiera : ‘ ha una sicura esperienza pastorale, conosce bene i problemi della diocesi e possiede doti spirituali e culturali per affrontare con successo i problemi non semplici della Chiesa salernitana “.

Ad alcuni problemi sopraggiunti nel corso dei diciotto anni di episcopato a Salerno Mons. Pierro fa esplicito riferimento nel testo. Si richiama, in primo luogo, a ‘ qualcuno ‘ che ‘ remava contro ‘ la sua nomina ad arcivescovo di Salerno, a quanto scoperto da lui il 5 febbraio 1997 ( non viene riferito cosa avvenne in questo preciso giorno ) sull’esistenza di ‘ trame iniziate prima, durante e dopo la nomina’ e ‘ comprese dagli ambienti romani ‘, ad ‘ un intervento superiore ‘ che ‘ vanificò l’azione intrapresa ‘ per fare attribuire alla diocesi e non all’allora inesistente Istituto Interdiocesano  per il Sostentamento del Clero la somma di un miliardo e 235 milioni di lire, a ‘ qualcuno che non gradì la venuta del Pontefice ‘ per l’inaugurazione del seminario di Pontecagnano, al ‘solito Dicastero romano ‘ dal quale ‘ vennero non poche difficoltà’, a ‘ ricorsi accolti fuori tempo ‘, a ‘ reintegri discutibili, gogne mediatiche, esposti bugiardi e calunniosi approdati alle Congregazioni Romane e alla Procura della Repubblica ‘, ad ‘ una sentenza della Segnatura Apostolica’ e alla ‘ ricorrente minaccia del Coadiutore’.

In termini ulteriormente più puntuali Mons. Pierro riferisce di quanto gli fu partecipato il primo ottobre 2008 da uno dei Visitatori Apostolici approdato a Salerno per un’indagine mirata. Questi notificò a Mons. Pierro la ‘ catastrofica situazione economica della diocesi ‘, un giudizio pessimo sulla sua attività di  vescovo, l’avversità dichiarata di non pochi presbiteri nei suoi riguardi e l’opportunità di dimettersi.

Il nostro presule si preoccupò giustamente di contestare l’accusa più grave, quella relativa alla situazione economica della diocesi. Così ritenne opportuno affidare ad un qualificato studio commerciale di Napoli l’incarico di valutare lo stato delle finanze curiali e di relazionare nel merito.

Le conclusioni giudicarono ‘ semplicemente eccellente ‘ la gestione dei beni e delle risorse dell’arcidiocesi. Va umanamente compreso il bisogno  di Mons. Pierro di richiamare, unitamente alle realizzazioni compiute, tra le quali eccelle la costruzione del magnifico complesso del seminario di Pontecagnano – Faiano, anche alcune delle discutibili vicende che hanno contraddistinto, in negativo, i diciotto anni di episcopato salernitano.

Il lettore del documento, che molto spesso è anche un credente, nell’immedesimarsi col comprensibile stato d’animo di Mons. Pierro, avrebbe forse desiderato – almeno per quanto riguarda gli accenni fatti a personaggi locali che avrebbero da subito remato contro la designazione e la permanenza del presule a Salerno – delle indicazioni meno generiche e più attendibili.

Così ha fatto male leggere valutazioni piuttosto gravi sul conto del ‘ solito Dicastero romano ‘ che avrebbe assunto decisioni parziali o addirittura ingiuste nei riguardi del presule.

E’ pur vero che anche la Chiesa è fatta di uomini e che, quindi, anche al suo interno possono essere assunti comportamenti condizionati dalla fragilità e dall’opinabilità umana. Ma leggere considerazioni di questo tipo, espresse da un esponente non secondario della gerarchia ecclesiastica, fa male soprattutto a chi molto umilmente chiede al Dio Creatore di rafforzare la propria fede e di non considerare degne di attenzione tante discutibili vicende che si verificano nelle parrocchie, nei conventi, nelle curie vescovili e all’interno delle stesse mura vaticane.

Forse Mons. Pierro avrebbe fatto meglio ad accennare molto genericamente alla sola sofferenza provata per non pochi torti subiti.

Ma si sa che nelle decisioni e nei comportamenti di ognuno di noi un ruolo non secondario è svolto dalle emozioni.

Allora può e deve essere compreso anche l’uomo Gerardo Pierro.

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