L’INCONTRO DEL VESCOVO MORELLI COI DIRIGENTI SCOLASTICI

 

 

QUALE DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA ?

Oggi l’Arcivescovo di Salerno Mons. Luigi Moretti incontra i circa 200 dirigenti scolastici di altrettante  scuole di ogni ordine e grado funzionanti nell’ambito territoriale corrispondente all’arcidiocesi di Salerno –Campagna ed Acerno. Trattasi di un appuntamento inserito nel classico calendario degli avvenimenti prenatalizi funzionali allo scambio degli auguri.

Il Presule ha ritenuto opportuno inserire, quale momento centrale della mattinata di lavoro, un suo intervento sull’odierna funzione della scuola quale luogo di educazione, istruzione e formazione delle nuove generazioni. Trattasi, ovviamente, di un tema abbastanza ovvio e scontato, da sempre al centro del dibattito culturale e più specificamente professionale, per quanti in modo diretto o indiretto operano all’interno del sistema scolastico pubblico.

Di certo egli, rivolgendo una particolare attenzione alla funzione educativa, si soffermerà sullo specifico ruolo assegnato, in un sistema pattizio, qual è quello italiano tra Stato e Chiesa, alla figura dell’insegnante di religione cattolica.

Papa Benedetto XVI è dall’inizio del suo pontificato che analizza molto frequentemente la questione dell’emergenza educativa. La nostra Carta Costituzionale, come è ben noto, assegna alla scuola l’esclusivo compito dell’istruire mentre la dimensione educativa dell’itinerario formativo è assegnata dall’articolo 30 ai genitori, depositari del ‘ dovere – diritto di mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori del matrimonio ‘.

Quanti si interessano di pedagogia ( disciplina ormai  in assoluto disuso ) sanno bene che i concetti di istruzione, formazione, socializzazione, apprendimento, formazione, sviluppo hanno indubbiamente dei tratti in comune con l’educazione che ne costituisce la contestualizzazione generale di significato e di senso globale ( Acone ) in modo che l’istruire, il formare, il socializzare, l’apprendere, lo svilupparsi costituiscono condizioni necessarie ma non sufficienti per caratterizzarsi come educazione.

L’educare, infatti,  implica questioni di valore, significato alle cose ( Dewey ), comporta la conquista di conoscenze e di competenze in vista di un orizzonte di senso. Per la nostra scuola pubblica statale i richiami valoriali connessi con la dimensione educativa si limitano alla cultura della legalità e della cittadinanza attiva. A questa Weltanschschauung decisamente e necessariamente laica deve orientarsi l’attività di mediazione culturale dei docenti delle diverse discipline che contraddistinguono il curricolo di ciascuna scuola. Questo intento è stato di recente confermato dall’ultimo governo Berlusconi che ha inserito nel programma di storia una particolare riflessione sul rapporto tra Costituzione e cittadinanza.

C’è, quindi, da chiedersi, soprattutto da parte dei genitori e degli studenti che, in stragrande maggioranza confermano, ad ogni inizio di anno scolastico, il desiderio di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, quale messaggio essi sperano di ricevere dal componente del team dei docenti investito, grazie ad un forte rapporto fiduciario con l’Ordinario diocesano, cioè col proprio vescovo, della gravissima responsabilità di essere figura culturalmente autorevole di riferimento, dotata di saldo equilibrio emotivo, dalla condotta morale ineccepibile, dalla marcata disponibilità all’ascolto e al dialogo.

Il messaggio atteso è sicuramente quello previsto dai programmi specifici redatti dalla speciale Commissione della CEI e ratificati dallo Stato italiano. Il problema essenziale, però, sta nel modo, nel come, nella strategia didattico – metodologica adottata per dare una risposta impregnata non  soltanto di attualità alla richiesta del bambino, del fanciullo, dell’adolescente, del giovane, nella diversità delle differenti fasi dell’età evolutiva, ma anche ricco di  un  significato profondo,  di un orizzonte di senso che apra l’animo dell’educando alla speranza, ad una visione  meno edonistica e consumistica della vita, alla scoperta nell’altro come espressione e testimone di un  Padre comune.

Si sa che, a seguito del notevole calo di vocazioni sacerdotali, questo delicato mandato educativo oggi è affidato prevalentemente a donne ed uomini appositamente formati negli istituti diocesani di scienze religiose ed incardinati nei ruoli dello Stato grazie ad una straordinaria e vantaggiosa legge del penultimo governo Berlusconi.

Ebbene essi, a causa dell’incalzante processo di frammentazione della famiglia, della scarsa propensione e della frequente inadeguatezza della stessa  a portare avanti per i propri figli un progetto di vita coerente coi saldi principi  cristiani, in una società che è sempre più dentro la cappa dell’incertezza e di un individualismo marcato, sono chiamati a dare risposte adeguate e rasserenanti a bisogni formativi straordinariamente incalzanti.

Sicuramente Mons. Morelli, nell’odierno incontro coi dirigenti scolastici delle scuole statali, avrà posto l’accento su come gli ambasciatori del messaggio cristiano secondo la tradizione cattolica, da lui designati, intendono rispondere alle tante necessità di ordine spirituale avvertite da soggetti impegnati a costruire e a rafforzare la personale identità non solo dal punto di vista culturale ma, in particolare, anche sul delicato versante etico.

E’ questa che viviamo la stagione problematica dell’emergenza educativa ?

 

QUALE DOCENTE DI RELIGIONE CATTOLICA ?

Oggi l’Arcivescovo di Salerno Mons. Luigi Moretti incontra i circa 200 dirigenti scolastici di altrettante  scuole di ogni ordine e grado funzionanti nell’ambito territoriale corrispondente all’arcidiocesi di Salerno –Campagna ed Acerno. Trattasi di un appuntamento inserito nel classico calendario degli avvenimenti prenatalizi funzionali allo scambio degli auguri.

Il Presule ha ritenuto opportuno inserire, quale momento centrale della mattinata di lavoro, un suo intervento sull’odierna funzione della scuola quale luogo di educazione, istruzione e formazione delle nuove generazioni. Trattasi, ovviamente, di un tema abbastanza ovvio e scontato, da sempre al centro del dibattito culturale e più specificamente professionale, per quanti in modo diretto o indiretto operano all’interno del sistema scolastico pubblico.

Di certo egli, rivolgendo una particolare attenzione alla funzione educativa, si soffermerà sullo specifico ruolo assegnato, in un sistema pattizio, qual è quello italiano tra Stato e Chiesa, alla figura dell’insegnante di religione cattolica.

Papa Benedetto XVI è dall’inizio del suo pontificato che analizza molto frequentemente la questione dell’emergenza educativa. La nostra Carta Costituzionale, come è ben noto, assegna alla scuola l’esclusivo compito dell’istruire mentre la dimensione educativa dell’itinerario formativo è assegnata dall’articolo 30 ai genitori, depositari del ‘ dovere – diritto di mantenere, istruire ed educare i figli anche se nati fuori del matrimonio ‘.

Quanti si interessano di pedagogia ( disciplina ormai  in assoluto disuso ) sanno bene che i concetti di istruzione, formazione, socializzazione, apprendimento, formazione, sviluppo hanno indubbiamente dei tratti in comune con l’educazione che ne costituisce la contestualizzazione generale di significato e di senso globale ( Acone ) in modo che l’istruire, il formare, il socializzare, l’apprendere, lo svilupparsi costituiscono condizioni necessarie ma non sufficienti per caratterizzarsi come educazione.

L’educare, infatti,  implica questioni di valore, significato alle cose ( Dewey ), comporta la conquista di conoscenze e di competenze in vista di un orizzonte di senso. Per la nostra scuola pubblica statale i richiami valoriali connessi con la dimensione educativa si limitano alla cultura della legalità e della cittadinanza attiva. A questa Weltanschschauung decisamente e necessariamente laica deve orientarsi l’attività di mediazione culturale dei docenti delle diverse discipline che contraddistinguono il curricolo di ciascuna scuola. Questo intento è stato di recente confermato dall’ultimo governo Berlusconi che ha inserito nel programma di storia una particolare riflessione sul rapporto tra Costituzione e cittadinanza.

C’è, quindi, da chiedersi, soprattutto da parte dei genitori e degli studenti che, in stragrande maggioranza confermano, ad ogni inizio di anno scolastico, il desiderio di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, quale messaggio essi sperano di ricevere dal componente del team dei docenti investito, grazie ad un forte rapporto fiduciario con l’Ordinario diocesano, cioè col proprio vescovo, della gravissima responsabilità di essere figura culturalmente autorevole di riferimento, dotata di saldo equilibrio emotivo, dalla condotta morale ineccepibile, dalla marcata disponibilità all’ascolto e al dialogo.

Il messaggio atteso è sicuramente quello previsto dai programmi specifici redatti dalla speciale Commissione della CEI e ratificati dallo Stato italiano. Il problema essenziale, però, sta nel modo, nel come, nella strategia didattico – metodologica adottata per dare una risposta impregnata non  soltanto di attualità alla richiesta del bambino, del fanciullo, dell’adolescente, del giovane, nella diversità delle differenti fasi dell’età evolutiva, ma anche ricco di  un  significato profondo,  di un orizzonte di senso che apra l’animo dell’educando alla speranza, ad una visione  meno edonistica e consumistica della vita, alla scoperta nell’altro come espressione e testimone di un  Padre comune.

Si sa che, a seguito del notevole calo di vocazioni sacerdotali, questo delicato mandato educativo oggi è affidato prevalentemente a donne ed uomini appositamente formati negli istituti diocesani di scienze religiose ed incardinati nei ruoli dello Stato grazie ad una straordinaria e vantaggiosa legge del penultimo governo Berlusconi.

Ebbene essi, a causa dell’incalzante processo di frammentazione della famiglia, della scarsa propensione e della frequente inadeguatezza della stessa  a portare avanti per i propri figli un progetto di vita coerente coi saldi principi  cristiani, in una società che è sempre più dentro la cappa dell’incertezza e di un individualismo marcato, sono chiamati a dare risposte adeguate e rasserenanti a bisogni formativi straordinariamente incalzanti.

Sicuramente Mons. Morelli, nell’odierno incontro coi dirigenti scolastici delle scuole statali, avrà posto l’accento su come gli ambasciatori del messaggio cristiano secondo la tradizione cattolica, da lui designati, intendono rispondere alle tante necessità di ordine spirituale avvertite da soggetti impegnati a costruire e a rafforzare la personale identità non solo dal punto di vista culturale ma, in particolare, anche sul delicato versante etico.

E’ questa che viviamo la stagione problematica dell’emergenza educativa ?

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