IL PROFESSORE GIUSEPPE LAZZATI ELEVATO ALLA DIGNITA’ DI VENERABILE SERVO DI DIO

Salerno, 8 novembre 2013

Ambrogio IETTO

Una vita per la città dell’uomo

Nei primi giorni dello scorso luglio fu Papa Francesco a dare l’annuncio dell’imminente canonizzazione dei suoi predecessori Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. In quella stessa occasione fu data la notizia dell’avvenuta firma del decreto col quale venivano riconosciute le virtù laiche dell’ex rettore dell’Università Cattolica Giuseppe Lazzati deceduto all’età di 77 anni nel 1986. Il provvedimento, prima condizione richiesta per la beatificazione, è stato richiamato dall’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Papa Ratzinger, da cardinale, scrisse: “ Virtù eroica non vuol dire che uno ha fatto grandi cose da sé, ma che nella sua vita appaiono realtà che non ha fatto lui, perché egli è stato trasparente e disponibile per l’opera di Dio “. Aldo Maria Valli, noto vaticanista, commenta che l’eroicità sta in questo ‘ lasciarsi fare’ da Dio.

La ricca biografia del professore Lazzati conferma la qualità, la varietà e la quantità del generoso suo impegno a favore della ‘ città dell’uomo’. Chi scrive ha avuto la fortuna di conoscere e di praticare Giuseppe Lazzati per quattro anni presso la sede istituzionale del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione al palazzo della Minerva in viale Trastevere a Roma. Era il 1970: in programma il rinnovo del massimo organo consultivo dell’amministrazione scolastica all’epoca articolato in tre sezioni, la prima riservata all’istruzione universitaria, la seconda alla scuola secondaria di primo e secondo grado e la terza per l’esame dei problemi riguardanti la scuola primaria e la scuola materna, da appena due anni inserita nel sistema scolastico statale.

Il meccanismo elettorale previsto per la composizione della terza sezione risultava piuttosto macchinoso in quanto organizzato in due fasi: a livello provinciale concorrevano liste di candidati costituite da maestri, direttori didattici ed ispettori scolastici; gli eletti partecipavano in secondo grado a designare, tramite regolare votazione in programma presso seggi costituiti all’interno dell’edificio ministeriale, i componenti dell’organo collegiale.

L’Associazione Italiana Maestri Cattolici, magistralmente presieduta dall’indimenticabile Maria Badaloni, stimata parlamentare della Democrazia Cristiana, considerava l’esito della consultazione la cartina al tornasole per meglio accreditare, presso il contesto politico- decisionale, le attese del mondo magistrale italiano, in particolare quello di ispirazione cristiano – cattolica. Il rapporto tra l’Associazione e il Sindacato della scuola elementare della Cisl era particolarmente saldo sia pure nel rispetto della reciproca autonomia. In un incontro allargato a tutti gli eletti di fede cattolica, preparatorio all’insediamento del neo- costituito organismo e coordinato dalla presidente Badaloni, furono date le consegne: vice – presidente del Consiglio Superiore della P.I. sarebbe stato eletto il prof. Leopoldo Elia, successivamente designato presidente della Corte Costituzionale, e presidente della Terza Sezione dello stesso organismo il prof. Giuseppe Lazzati da poco eletto rettore all’Università Cattolica del Sacro Cuore nella fase straordinariamente critica della post-contestazione studentesca del 1968.

A referenziarlo non era solo la sua già straordinaria biografia: la pregressa appartenenza alla Gioventù Italiana di Azione Cattolica, la partecipazione nella qualità di tenente degli Alpini alla seconda guerra mondiale, l’internamento nei campi di concentramento nazisti ad Innsbruck e in Polonia, l’impegno politico con Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti, l’elezione all’Assemblea Costituente, la successiva attività parlamentare, la docenza universitaria, la direzione del quotidiano cattolico ‘L’Italia’ e, in gioventù, la ‘consacrazione secolare’. Forte era in Lazzati anche la spinta a servire la ‘città dell’uomo’. In quel momento storico la scuola primaria e l’università furono percepite da Lui come le articolazioni più delicate del sistema formativo e più determinanti per la ripresa e il progresso dell’Italia. Nello stesso tempo si consolidava la particolare intesa tra l’AIMC e l’Università Cattolica felicemente avviata da tempo con padre Agostino Gemelli e poi con Ezio Franceschini, predecessori di Lazzati anche nella presidenza della Terza Sezione del CSPI.

A rappresentare l’Associazione in Consiglio erano la compianta, incomparabile Tilde Parente, l’amico Lucio Guasti, all’epoca docente nelle scuole primarie, chi scrive e, sia pure nella qualità di designata dell’Associazione dei Patronati Scolastici, la cara Rita Ludovico anch’ella da tempo nella Casa del Padre. Per tutti noi la presidenza Lazzati si manifestò subito come occasione preziosa di formazione continua.

Senza ombra di ostentazione, anzi con naturale, penetrante umiltà alimentò in ciascuno di noi il desiderio a seguirlo nelle sue ricche, articolate riflessioni che risultavano quanto mai pertinenti alle questioni sottoposte al parere del Consiglio. Il suo solido retroterra culturale di prevalente taglio classico – umanistico e l’esperienza politico – parlamentare maturata si saldavano, in una efficace ed efficiente sintes pienamente funzionale ad uno svolgimento rapido e puntuale dei lavori.

Quel quadriennio di attività della Sezione fu concentrato in prevalenza sull’intera materia dei decreti delegati derivanti dalla legge di delega n. 477/1974 e datati 31/05/1974, sull’intesa raggiunta in materia scolastica tra lo Stato italiano e le province autonome di Trento e Bolzano e nell’elaborazione della direttiva di orientamento sul tempo pieno in applicazione della legge n. 820/1971.

La presenza del presidente Lazzati ai lavori fu costante, attenta sempre sia alla forma sia al merito delle decisioni. Guidò i lavori anche nel corso di sedute esclusivamente dedicate al contenzioso e ai provvedimenti disciplinari senza mai manifestare noia, indifferenza o insofferenza. Rimarcava spesso che dentro quei faldoni, anche se polverosi, c’erano storie umane che meritavano attenzione massima, puntuale riferimento alla norma e doveroso equilibrio.

Fu, in particolare, il suo stile di vita ad impressionare tutti noi: pur potendo utilizzare una delle tante automobili disponibili nel parco veicoli del Policlinico Gemelli, diramazione e sede della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università da Lui retta, si muoveva in Roma esclusivamente con mezzi pubblici.

Due ricordi rimangono particolarmente vivi nella mia mente: una tenerissima, delicata domanda sullo stato di salute dei miei cari, postami nel momento in cui arrivavo, per la prima ed unica volta, con dieci minuti di ritardo ad una seduta del Consiglio e la particolare cordialità con la quale mi salutò a Salerno, nel Salone dei marmi del Palazzo di Città, prima dell’avvio di una sua programmata relazione. Due manifestazioni spontanee, semplici di una grande personalità che la Chiesa, nel rispetto assoluto delle procedure previste, si sentirà nel dovere di elevare alla dignità dell’altare.

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