IL PASSATO DI CONFINDUSTRIA SALERNO: AL SERVIZIO DELLA POLITICA ?

Salerno, 15 novembre 2013

Ambrogio IETTO

La metafora di Maccauro

Al di là dell’interessante proposta in materia di finanza alternativa avanzata da Mauro Maccauro, giovane presidente di Confindustria di Salerno, su di un bond del territorio per le piccole e medie imprese ‘ancorato ad un sistema di sviluppo locale’, particolare curiosità alimenta nel modesto opinionista di provincia il riferimento da lui fatto, nell’austerità del teatro Verdi del capoluogo, al lemma ‘ resilienza’ poco conosciuto da quanti non sono inseriti in modo organico nel comparto metallurgico.

Dallo stesso relatore è stato chiarito che la resilienza corrisponde all’indice di resistenza dei materiali alla deformazione e alla rottura per sollecitazione dinamica, determinato con una prova d’urto.

Con tono tra il professionale e il didascalico egli, però, è andato oltre e, consapevole di essere l’attuale rappresentante dell’imprenditori, ha scandito a chiare lettere: “ Noi come i metalli: resistiamo agli urti senza spezzarci “.

Infatti il vocabolo sotto esame in psicologia è utilizzato per indicare la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità della vita, uscendone rinforzato e addirittura trasformato in positivo. Più chiaro di così.

L’intervento sulla stampa di ieri di Augusto Strianese, personaggio storico della realtà imprenditoriale e mercantile salernitano, nel richiamare l’assenza alla manifestazione di alcuni significativi rappresentanti delle istituzioni pubbliche, con l’abituale suo linguaggio colorito ha descritto un Maccauro che avrebbe fatto attorno a sé ‘ terra bruciata con associazioni ed istituzioni’.

Di certo il gioco metaforico scaturito dalla ‘resilienza’ alimenta alcuni interrogativi che vanno oltre le dinamiche presenti all’interno della realtà associativa rappresentata.

Maccauro, avendo fatto riferimento ad ‘ un’azione di proposizione autonoma ed apartitica’, probabilmente ha inteso anche condannare la pratica non di rado presente in passato di un’imprenditoria animata da un rapporto privilegiato con la politica e coi suoi rappresentanti nelle istituzioni pubbliche ?

Il tasso di ‘fragilità’ e, quindi, il modesto indice di ‘resilienza’ rilevato delineava una cultura d’impresa priva di spirito di iniziativa e, quindi, di fatto subordinata ad interventi programmati e gestiti dalle pubbliche amministrazioni?

Ed ancora: rapporti così articolati forse ponevano la realtà imprenditoriale in condizione di subalternità nei confronti della politica, producendo inevitabili comportamenti di sostegno alla stessa nelle periodiche verifiche funzionali alla raccolta del consenso elettorale ?

Chissà che non ci sia un riscontro a queste molto semplici domande.

Magari giocando un po’ meno con la metafora della resilienza.

I commenti sono chiusi.

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi