FALSO ORGOGLIO O SENSO DI COLPA NELL’AVERE IMPEDITO AI PROPRI FIGLI DI RECARSI A SCUOLA ?

GENITORI CATTIVI MAESTRI

Così l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione (INVALSI ), in un comunicato – stampa, ha informato l’opinione pubblica che ieri 6 maggio 2015 hanno partecipato alle prove di italiano 529.000 piccoli allievi della seconda classe primaria ( 88,43%) e 532.000 scolari della quinta classe primaria ( 87,43 ).
Quindi soltanto il 12% degli scolari della scuola primaria, chiamati a dar prova del grado di capacità raggiunto e delle conoscenze acquisite, sono rimasti a casa non per autonoma decisione ma perché così hanno sancito i loro genitori.
Sarebbe interessante conoscere le espressioni verbali utilizzate da padri e madri per motivare il divieto imposto ai propri figli di recarsi a scuola. La letteratura per l’infanzia è ricca di episodi costruiti dalla fantasia degli autori e finalizzati ad alimentare il desiderio e la gioia di rivivere nella quotidianità il piacere del ritorno in aula, del festoso incontro con le compagne ed i compagni più vivaci, del sorriso accogliente dell’insegnante che rende ufficiale l’entusiasmo condiviso dall’intera comunità dei pari.
A chi scrive, vecchio sognatore, vengono in mente gli stupendi versi di Marino Moretti, poeta e scrittore di Cesenatico scomparso nel 1979, redatti , ipotizzando un filone, cioè un’assenza arbitraria da scuola decisa autonomamente. Eccone alcuni:
< Ero fanciullo, andavo a scuola; e un giorno dissi a me stesso:-Non ci voglio andare-. E non ci andai. Mi misi a passeggiare solo soletto, fino a mezzogiorno. E così spesso a scuola non andai che qualche volta da quel triste giorno. Io passeggiavo fino a mezzogiorno e l’ore… l’ore non passavan mai. Il rimorso tenea tutto il mio cuore in quella triste libertà perduto, e l’ansia mi prendea d’esser veduto dal signor Monti, dal signor dottore. Pensavo alla mia classe, al posto vuoto, al registro, all’appello ( oh, il nome, il nome mio nel silenzio! ) e mi sentivo come proteso nell’abisso dell’ignoto… E quante, quante volte domandai l’ora a un passante frettoloso; ed era nella richiesta mia tanta preghiera! Ma l’ore …l’ore non passavan mai! >.
Sono versi che molto probabilmente fanno ridere i signori genitori che, con non celato orgoglio, partecipano, utilizzando la rete, l’orgoglio personale e collettivo di essere riusciti nell’intento di escludere la classe frequentata dal proprio ragazzo dal monitoraggio finalizzato soltanto, ed esclusivamente, ad offrire alla scuola, al suo dirigente e agli insegnanti elementi di conoscenza sufficienti ad avere un quadro complessivo più oggettivo del ‘ come va’ il percorso programmato per l’affinamento delle capacità logiche, per la comprensione dell’argomento trattato, per la corretta ricostruzione verbale di un’esperienza vissuta, per comprendere in modo corretto testi di tipo diverso oppure per percepire in modo esatto la propria posizione nello spazio o per riprodurre una figura in base ad una descrizione ascoltata o letta.
La rilevazione dell’Invalsi, così, tende ad offrire a quanti più direttamente sono interessati alla fatica dell’apprendere da parte dei fanciulli indicazioni preziose sulle eventuali loro fragilità e sui cosiddetti punti forti.
Conoscere i risultati a conclusione del primo ciclo d’istruzione ( l’originario, unico esame di terza media ) è troppo tardi per porvi riparo, per rendersi conto di quali interventi attivare per un’agevole, significativa ripresa da parte del fanciullo.
Ma ai genitori che si sono compiaciuti della riuscita assenza collettiva da scuola dei loro pargoli queste riflessioni sono apparse superate ed illogiche.
Purtroppo non hanno compreso che l’impresa del vivere oggi è contraddistinta da prove continue, da esperienze che spingono a confrontarsi con gli altri, da una ricorrente, quotidiana pratica del ‘guardarsi allo specchio ’ per percepire il nuovo che avanza ed avvertire l’esigenza di ‘ mettere a giorno ‘ capacità e competenze personali.

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