Archivio per gennaio, 2012

IL CAPITANO DELLA COSTA CONCORDIA PROTOTIPO DEL DIFFUSO MODO DI AGIRE DEL NOSTRO TEMPO

19 gennaio 2012

 

Salerno, 19 gennaio 2011

Ambrogio IETTO

 

I DUE COMANDANTI

 

Man mano che va consumandosi la tragedia della Costa Concordia, lì nei pressi della scogliera dell’Isola del Giglio, si infittiscono i commenti e le riflessioni sulle responsabilità. Mentre il recupero degli altri corpi inzuppati d’acqua marina, ancora giacenti a bordo, e la difficile opera di prevenzione di un inaugurabile disastro ambientale costituiscono  le priorità del momento, i processi mediatici in atto all’interno dei tanti contenitori televisivi e le prime pagine dei quotidiani  si concentrano sul profilo dei due principali protagonisti del disastroso naufragio: da una parte Francesco Schettino, il capitano della Concordia, ormai assurto a prototipo della codardia, della viltà, della mancanza di coraggio, dell’egoismo spietato e disumano, dall’altra Gregorio De Falco, capitano anch’egli dell’italica marina militare, capo della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno, esempio vivente di chi considera prioritaria, nella gerarchia dei doveri, l’attenzione alla salvaguardia della vita umana, di chi, al codice deontologico proprio della categoria professionale di appartenenza, aggiunge il rispetto rigoroso delle norme che regolano i compiti delle diverse figure che riempiono la costellazione dell’ equipaggio di una nave, di chi, in concreto, ha pienamente interiorizzato la cultura della responsabilità che va concretizzata in ben precisi comportamenti. Entrambi i personaggi, più o meno coetanei, hanno intuito e coltivato, fin dalla prima infanzia, il fascino e la conseguente sindrome del mare. Il primo, osservando la distesa mediterranea dagli squarci dei vicoli alti di Meta di Sorrento, il secondo, quasi involontario dirimpettaio, da uno dei tanti angoli paradisiaci dell’isola d’Ischia.

Alla fine le scelte determinanti di vita dei due conterranei  si sono identificate col mare sia pure lungo percorsi formativi e professionali sostanzialmente diversi. Schettino ha perseguito e raggiunto l’obiettivo più significativo della marineria privata: comandare il grattacielo galleggiante di una flotta storicamente consolidata qual è stata e quale rimane la Costa. De Falco, invece, la scelta di arruolarsi nella marina militare dello Stato, acquisendo anche un robusto patrimonio culturale specificamente orientato al diritto di navigazione.

Chi ha avuto l’esperienza di effettuare una crociera ha percepito nitidamente qual è l’entità del fascino post-romantico che accompagna la figura del comandante della nave. Quasi sempre egli è portatore di un fisico prestante, adornato da un’impeccabile divisa bianca. La prassi vuole che, oltre la prima serata dell’accoglienza a bordo, ci sia in programma quella di gala in onore del comandante.

Soprattutto le signore ospiti indossano abiti da sera e sono orgogliose di posare sorridenti al flash del fotografo di bordo, accanto all’aitante ed impeccabile cavaliere la cui immagine, al rientro dal viaggio, circolerà nel salotto di casa e sarà sottoposta al giudizio, quasi sempre entusiasta, delle amiche curiose e, per certi aspetti, anche un po’ invidiose.

De Falco, invece, come tutti i suoi colleghi preposti alle Capitanerie, al di là di qualche cerimonia ufficiale o della partecipazione ad una manifestazione pubblica, sono tenuti a metabolizzare le regole piuttosto severe, proprie della carriera militare.

L’irresponsabile ‘inchino ‘ dedicato al vecchio comandante, avvertito nella sua dimora di Grosseto,  e ai congiunti del capo cameriere di bordo, unico componente dell’equipaggio abitualmente residente all’Isola del Giglio, va collocato, invece, dentro la subcultura della parata, dell’effimero, della destrezza elevata ad estrosità se non a vera e propria stravaganza di cui, purtroppo, Schettino è rimasto vittima.

Di questa stessa subcultura, purtroppo,  vengono ad impregnarsi coloro, ed oggi sono tanti, che si trovano a gestire una qualche forma di potere anche se di modestissima incidenza sociale. I prototipi per eccellenza di questo modo di essere e di agire li troviamo nella categoria dei politici, dei pubblici amministratori che, grazie all’investitura popolare, ritengono di far valere le loro decisioni secondo criteri di deteriore opportunismo, rinunciando in partenza al tanto enfatizzato bene comune.

Ma di questa stessa patologia sono affetti i tanti, troppi personaggi che costituiscono soprattutto la variegata costellazione dei dipendenti pubblici: dall’addetto allo sportello che sbuffa all’ulteriore richiesta di delucidazione da parte dell’utente al suo dirigente che gestirà al meglio l’apposizione della sua firma a quell’attestato o a quel certificato, lasciandola precedere da sottolineature che ne evidenzino la natura di favore concesso in nome e per conto di,  di eccezione compiuta per insistente intervento del comune amico degli amici che ha segnalato la pratica.

La nostra antropologia di popolo tradizionalmente ancorato ai valori della sussidiarietà e della solidarietà sta cambiando paurosamente e, purtroppo, in peggio. Oggi capita di utilizzare da venti anni l’ascensore di casa in compagnia dello stesso condomino e di non andare oltre, nel migliore dei casi, ad una ripetitiva considerazione sul ‘ tempo che fa’.

Oppure succede di leggere un manifesto di annuncio funebre, affisso accanto all’ingresso del portone, e di chiedere informazioni sull’identità della signora del piano di sopra di cui si annuncia il decesso.

Il comandante Schettino, così come alcuni dei suoi ufficiali, tra i quali il disorientato medico di bordo, sempre più incapace di dare risposte convincenti alle incalzanti domande di Vespa a ‘ Porta  a porta ‘, hanno considerato atto primario quello di  salvare innanzitutto  le loro vite.

Purtroppo oggi così va il mondo. Di conseguenza l’intervento pertinente, dovuto e risoluto del comandante De Falco gli fa attribuire l’appellativo di eroe.

BEATO ANTONIO ROSMINI : della GRATITUDINE

17 gennaio 2012

 

ABATE ANTONIO ROSMINI SERBATI ( 1797-1855 )

( Beatificato il 18 novembre 2007 a Novara su decreto di papa Benedetto XVI )

Principj della Scienza Morale (1831) – Capitolo VII – Articolo V

DELLA GRATITUDINE

 

“ La gratitudine è un sentimento misto di più affetti, che non è così facile di analizzare, tuttavia mi confido di dirne quanto basti a conoscere come questi affetti costituiscano la materia di un dovere morale. “

 

“ E’ la mala volontà, che non vuole sofferire la umiliazione né pur giusta e doverosa, che spinge alcuni a nascondere i benefizi ricevuti, a riguardarli come pesi insopportabili, a mettere ogni cura per dimenticarli, per impiccolirli a se medesimi: è la mala volontà di alcuni quella che fa sì, che i benefici a loro fatti sieno il torto imperdonabile de’ loro benefattori, cui disconoscono, invidiando la lode, che non vogliono dar loro, e che pure è a loro soli ragionevolmente dovuta.

E perché in questo sdegnoso e superbo vizio di ingratitudine v’ha un cotal pensiero d’altezza morale, il pensiero cioè che stima il merito di chi fa il beneficio, e non di chi lo riceve; per questo, la razza d’ingrati di cui parliamo suol menare un vanto orgoglioso della sua ingratitudine, non accorgendosi, che se il ricevere il beneficio non ha nulla che appartenga a moral dignità, il non riconoscere però il proprio umile stato, ove il beneficio si riceva, è una moral turpitudine, perché è una ingiustizia manifesta. “

GOVERNANCE POLL 2011: REGGONO BENE CALDORO, CIRIELLI E DE LUCA

17 gennaio 2012

 

Salerno, 16 gennaio 2012

Ambrogio IETTO

 

DE LUCA, CIRIELLI E CALDORO SOTTO ESAMI

 

Puntuali come ogni anno arrivano i risultati del sondaggio sull’indice di gradimento degli amministratori locali voluto dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore ed affidato  al referenziato Istituto Ipr Marketing che opera con successo nella ricerca di marketing e nei sondaggi di opinione e delle strategie elettorali. Esso è comunemente definito ‘ Governance Poll’: presidenti di regione, presidenti di province e sindaci delle città capoluogo di provincia sono sottoposti al vaglio delle lenti d’ingrandimento di una percentuale, comunque non molto ampia, dei propri amministrati che sono sollecitati ad esprimere un giudizio sui contenuti e, quindi, sul modo che ha contraddistinto la loro attività di governo  nell’ente di cui sono i rappresentanti legali.

Il sondaggio, per il tramite di interviste effettuate nel periodo 12 settembre – 18 dicembre 2011 e condotte per via telefonica e telematica, ha interessato, per i sindaci, 600 elettori del comune capoluogo e, quindi, anche Salerno, 800 elettori dell’intera provincia per il presidente Cirielli, e 2000 cittadini – elettori disseminati in comuni della Campania per il pronunciamento sul conto del presidente della giunta regionale Caldoro.

Secondo l’impostazione classica della ricerca sociologica gli intervistati sono stati disaggregati per sesso, età e area di residenza. Ai 600 cittadini residenti nel comune di Salerno è stata posta la seguente domanda adattata poi anche ai due referenti istituzionali di provincia e di regione: ‘ Le chiedo un giudizio complessivo sull’operato del sindaco della sua città nell’arco del 2010. Se domani ci fossero le elezioni comunali, lei voterebbe a favore o contro l’attuale sindaco ? ‘.

Come si sa l’onorevole De Luca, anche se rieletto il 16 maggio 2011, era già nel 2010 primo cittadino, peraltro al secondo mandato. A suo favore si è pronunciato il 65%, la medesima percentuale raggiunta nel sondaggio dell’anno scorso. Una differenza non trascurabile riguarda il rapporto con la percentuale di suffragi conquistati dal sindaco nelle elezioni del maggio 2011. In concreto poco più di nove elettori su cento, che lo hanno votato a maggio scorso, gli hanno voltato le spalle, esprimendo insoddisfazione. Però la posizione complessiva  raggiunta nella graduatoria generale dell’anno scorso, vale a dire il terzo posto, è stata confermata insieme al sindaco di Verona Flavio Tosi.

Per quanto riguarda il presidente della provincia Edmondo Cirielli questi risulta al 23° posto della classifica generale ex aequo coi presidenti delle province di L’Aquila, Palermo, Sondrio e Verbano – Ossola. In rapporto all’anno scorso Cirielli migliora di due posizioni , guadagnando anche 3,4 punti in percentuale (59% ) sul risultato elettorale del 55,56% acquisito nelle elezioni del 2009.

Infine il giudizio sulle capacità di governo di Stefano Caldoro, presidente della regione. Anche per lui il risultato è più che incoraggiante. Egli si colloca tra i 18 cosiddetti governatori al quarto posto in tandem col collega Renzo Tondo, presidente del Friuli Venezia Giulia. La performance di Caldoro in rapporto alla graduatoria dell’anno precedente è davvero degna di segnalazione: egli ha guadagnato ben sei posizioni, migliorando anche di più di mezzo punto ( 0,7% ) in relazione al risultato elettorale ( 55,66% ) col quale staccò di oltre 12 punti in percentuale l’esito finale raggiunto nelle stesse consultazioni dal suo avversario De Luca ( 43,04%).

Questi i dati pubblicati dal sondaggio. Ora qualche opinabile considerazione, cominciando dalla graduatoria dei sindaci ove meraviglia, se non proprio sconcerta, il primo posto del sindaco di Napoli Luigi De Magistris che ha guadagnato un altro 4,6% in rapporto al plebiscito di maggio 2011. Se si dovesse tener conto dei giudizi espressi da De Marco, La Bruna, Scotto di Luzio ed altri critici sul conto dell’ex magistrato, eletto sindaco di Napoli a furor di popolo, e sul fatto che il sondaggio è partito a settembre e si è concluso prima di Natale, quando ancora tre gravi fatti non si erano ancora verificati (la rimozione di Rossi dalla dirigenza della società addetta alla rimozione dei rifiuti, la partenza della prima nave carica di immondizia per l’Olanda e le dimissioni di Vecchioni dalla presidenza del comitato preposto al Forum delle Culture ), si tenderebbe ad attribuire il risultato del sondaggio ancora all’onda di entusiasmo alimentata dal tsunami De Magistris.

Per De Luca qualche preoccupazione desta il calo di fiducia di dieci elettori suoi su cento. Notizie poco confortanti arrivate dalla Corte dei Conti sul bilancio comunale, l’aumento della disoccupazione giovanile in città,la questione ‘metropolitana’, lo stato di sostanziale abbandono del lungomare, l’intransigente atteggiamento assunto nei riguardi di altre istituzioni ( governo centrale, regioni e provincia ) con le quali pur sono necessari rapporti essenziali di collaborazione, potrebbero rappresentare alcune delle cause del calo.

La posizione di Cirielli esce consolidata dal sondaggio, risultato sicuramente positivo tra  gli elettori intervistati in provincia,  con particolare riferimento all’Agro sarnese – nocerino e ad alcune aree del Vallo di Diano. Anche l’azione svolta a favore di una costituenda nuova regione staccata dalla Campania, sia pure sostanzialmente fallita in sede giurisdizionale, ha contribuito non poco a dare smalto e visibilità al presidente della provincia.

Per Caldoro molto probabilmente hanno giocato a proprio favore l’atteggiamento mite e corretto nei riguardi delle altre istituzioni e il realismo col quale vengono affrontate le gravi, oggettive difficoltà in cui è venuta a trovarsi l’ente regione in particolare per la rilevante esposizione debitoria del sistema sanitario.

In conclusione tre giudizi positivi nei riguardi dei tre amministratori che interessano più da vicino i cittadini salernitani.

E’ questa comune credenziale che potrebbe avviare sereni e costruttivi rapporti interistituzionali.

60 MINUTI DI PERCORRENZA DALLO STADIO ARECHI ALLA STAZIONE CENTRALE DI SALERNO ? UN PO’ TROPPI PER UNA VERA METROPOLITANA !

14 gennaio 2012

 

Salerno, 14 gennaio 2012

Ambrogio IETTO

FINE DELLA LEGGENDA METROPOLITANA

 

L’affollatissima conferenza stampa del prof. Sergio Vetrella, assessore regionale ai trasporti della regione Campania, ha contribuito non poco a fare chiarezza e, quindi, a porre un freno alla chiacchieratissima leggenda metropolitana sulla metropolitana. Questa espressione innesta un voluto gioco di parole. Di fatto si vuole affermare che sono trascorsi  oltre dodici anni  da quando si è cominciato a discutere di un sistema di trasporto rapido di massa a guida vincolata da realizzare a Salerno.

All’originario lancio della notizia,  da parte del Comune capoluogo, di avere progettato una linea metropolitana ai sensi della legge n. 211/1992, hanno fatto seguito negli anni successivi ricorrenti interventi finalizzati a partecipare alla cittadinanza e ad una più vasta opinione pubblica l’apertura di questo o di quel cantiere, la realizzazione di questa o di quella stazione, l’inaugurazione più o meno imminente della tratta dalla stazione centrale allo stadio Arechi.

Il continuo martellio mediatico ha ravvivato costantemente le aspettative da parte della cittadinanza comunque interessata alla fruizione di un mezzo celere che consentisse il rapido spostamento da un capo all’altro della città. Da un paio di anni a questa parte il chiacchiericcio intorno alla questione si è infittito anche a seguito di mutamenti sostanziali del quadro politico – amministrativo.

Il sindaco De Luca, dopo essersi imposto presso i quadri nazionali del PD quale outsider più attendibile per contenere i danni della disastrosa gestione bassoliniana, è stato nettamente sconfitto da Caldoro nella corsa alla presidenza della giunta regionale. Contestualmente gli affiliati al partito di Bersani hanno perduto anche la gestione dell’Amministrazione provinciale di Salerno retta dalla giunta Villani, considerata da De Luca una sorta di  propaggine di Palazzo di Città anche per la presenza negli organi di governo di Palazzo Sant’Agostino di uomini di stretta e personale fiducia del primo cittadino.

Il passaggio di gestione di regione e provincia di Salerno dal centrosinistra al centrodestra ha prodotto, ovviamente, una lettura meno epidermica degli atti disponibili e riguardanti, in particolare, il capoluogo di provincia. Voglia di contenere l’immagine sostanzialmente positiva guadagnatasi da De Luca anche in campo nazionale quale sindaco-eccezione di un Mezzogiorno pasticcione ed inefficiente ? Desiderio di attutire l’efficacia dei tanti suoi progetti finalizzati a fare di Salerno, così come egli ripete con  toni ossessivamente enfatizzanti, una città mediterranea, europea e planetaria ?

Può darsi che a qualcuno dei referenti del PDL sia venuta la tentazione di dare una lezioncina al bulldozer  De Luca, frapponendo ostacoli anche di carattere burocratico – formale a progetti e ad attività di iniziativa municipale.

L’atteso incontro di ieri con l’assessore regionale Vetrella sulla querelle ‘metropolitana’ ha consentito, almeno a chi scrive, di avere idee meno confuse nel merito grazie all’esposizione fatta  dall’esponente della giunta Caldoro  e ad un’essenziale  documentazione data in copia alla stampa a sostegno della stessa. Vetrella non è un politico di professione. Da senatore in carica  accettò l’offerta di Caldoro di ricoprire l’incarico assessoriale proprio perché competente del comparto dei trasporti. Egli, infatti, è docente ordinario di ingegneria aereospaziale e  grande esperto di ricerche in questo campo.

Da tecnico prestato alla politica ha letto attentamente le carte del fascicolo ‘ linea ferroviaria  Salerno’ e si è convinto che a monte dell’intera questione c’è un insieme di errori commessi dalla fase progettuale fino ad oggi.

E’ sufficiente leggere il ‘disciplinare di affidamento in gestione dell’infrastruttura ferroviaria di collegamento tra la stazione di Salerno FS e stadio Arechi ‘, sottoscritto il 3 dicembre 2010 tra il sindaco De Luca e l’ing. Consalvi, nella qualità di responsabile della Direzione Territoriale Produzione della RFI ( Rete Ferroviaria Italiana ), per rendersi conto del complessivo bluff dell’intera operazione. In sostanza, al momento, è solo possibile attivare ‘ un sistema di esercizio a spola promiscua con un cadenzamento a circa  60 minuti ‘.

Insomma, in considerazione del fatto che la linea è costituita da un solo binario, il trenino che parte dalla stazione centrale verso lo stadio Arechi può muoversi sempre che l’omologo mezzo che viene dallo stadio si fermi alla stazione di Pastena e così via. Questo gioco di spola della lunghezza di poco più di sette chilometri dura per ogni corsa un’intera ora. In successive programmazioni, a seguito di complessi ed onerosi interventi relativi allo stato di attrezzaggio, sarà possibile arrivare ad una seconda fase che consentirebbe la durata dell’intera corsa Stazione Centrale – Arechi di 35 minuti per poi, con ulteriori onerosi interventi tecnici, poter limitare la durata di percorrenza a venti minuti.

Questa la sostanza del disciplinare siglato agli inizi di dicembre 2010. La legge 211/1992 avrebbe consentito,  in alternativa, la realizzazione, sempre con fondi dello Stato, di tranvie veloci. Si è voluto giocare, invece, mediaticamente ad effetto, ipotizzando  una metropolitana che, almeno alla stazione centrale, avrebbe dovuto o dovrebbe fare i conti con arrivi e partenze di frecce rosse, intercity, espressi, interregionali e treni locali.

Non rimane ora che raccogliere l’invito, formalizzato da chi scrive all’assessore prof. Vetrella in sede di conferenza stampa, di chiamare allo stesso tavolo il sindaco De Luca e il presidente della provincia Cirilelli e ricercare una possibile soluzione che salvi il salvabile e consenta di dotare Salerno di un mezzo di trasporto rapido di massa,relativamente veloce, che unisca la città  all’aeroporto e viceversa.

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