Archivio per novembre, 2012

MARTEDI’ 20 NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

15 novembre 2012

 

Salerno, 15 Novembre 2012

Ambrogio IETTO

DA PARTE DEGLI ULTIMI

Martedì 20 novembre si celebra in tutto il mondo la ‘ Giornata per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza’. La celebrazione si ricollega alla data del 20 novembre 1989, giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva il testo della speciale ‘ Convenzione Onu’, successivamente fatta propria e ratificata da ben 193 Stati tra cui l’Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991. Sono 54 gli articoli che compongono l’importante documento, frutto di un lungo processo evolutivo avviato nel 1924 a Ginevra, quando la quinta Assemblea della Società delle Nazioni fa riferimento per la prima volta ai ‘Diritti del bambino’ percepito, in verità, come destinatario passivo di diritti.

Occorre attendere il 20 novembre 1959 per arrivare alla ‘ Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo’ approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tuttora in vigore. Esattamente trent’anni dopo, e sempre nella profetica giornata del 20 novembre, vede la luce l’attuale ‘ Dichiarazione’ che, senza sostituirsi alla ‘Carta dei diritti’, analizza la condizione dell’infanzia nella società del nostro tempo alla luce dei radicali cambiamenti sopraggiunti sia nell’ampia dimensione planetaria con la nascita di nuove entità statuali sia all’interno della famiglia che, anche se definita nel ‘preambolo’ della ‘ Convenzione’, ‘ unità fondamentale della società ed ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli’, tende sempre di più ad un processo di frammentazione del suo classico, millenario modello.

La stessa sociologia preferisce da tempo utilizzare l’espressione al plurale ‘ nuove famiglie’, includendo le famiglie di fatto, quelle con un solo genitore, le ricomposte o le ricostituite denominate anche famiglie aperte, nuove famiglie estese e più recentemente ‘nuove costellazioni familiari’, le famiglie  unipersonali, le unioni miste collegate ai processi di globalizzazione e di immigrazione.

Ed è proprio dal ‘ preambolo’ della ‘ Convenzione ‘ che arriva il primo auspicio – ammonimento: ‘ il fanciullo, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione’.

Viene, così, da chiedersi: in un groviglio di relazioni di questo tipo, contraddistinto molto spesso dalla logica del ricatto, dall’uso strumentale del minore, dalla perdita di fatto di figure percepite inizialmente come significative e successivamente ricontattate a scadenza periodica  in esecuzione delle decisioni assunte dal magistrato, come è possibile garantire un clima di felicità e di amore ?

Nel 1989, nello stesso anno in cui l’Onu approvava la ‘ Dichiarazione’ Alfredo Carlo Moro, per lunghi anni presidente del Tribunale dei Minori di Roma ed autorevole esperto di problematiche minorili, pubblicava un libro dal significativo titolo ‘ Erode tra noi’.

Egli si interrogava sulla famiglia del suo tempo, chiedendosi se la stessa rappresentasse un nido d’amore oppure un covo di vipere. La risposta risultava piuttosto amara, analizzando le tante insufficienze, le insicurezze paralizzanti, le troppe situazioni ansiogene, le identità deboli, le ricorrenti situazioni di alcolismo e di tossicodipendenza, le evidenti manifestazioni di immaturità  rilevabili tra i genitori.

Il quadro complessivo della situazione si è ulteriormente deteriorato con troppi genitori che rinunciano all’obbligo – impegno di una genitorialità condivisa. Ad una famiglia così ridotta male si affiancano istituzioni pubbliche piuttosto deboli anch’esse, prive di mezzi idonei a far fronte ad una vera e propria deriva sociale.

Si rileva, così, in non pochi genitori, un atteggiamento  orientato spesso alla richiesta di rendicontazione: il ‘cosa fa la scuola’, rivolto in particolare alle istituzioni educative riservate all’infanzia, alla fanciullezza e alla preadolescenza, riguarda non solo il rendimento scolastico ma anche l’aspetto comportamentale, dimenticando che determinate  dimensioni della personalità del minore chiamano in causa compiti e responsabilità della famiglia: irrequietezza, instabilità emotiva, mancata accettazione ed offesa intenzionale  e ricorrente delle norme che regolano la convivenza  all’interno del gruppo – classe, ricorso alla violenza verso i compagni, evidenti manifestazioni di insofferenza nei riguardi del docente, tendenza alla ribellione e al dileggio.

Ovviamente , per fortuna, non  tutti i minori sono portatori di queste fragilità comportamentali. Il problema, però, si pone oggi ancor di più in quanto le più recenti ‘Indicazioni Nazionali’ per la scuola dell’infanzia e i due cicli di istruzione investono, in misura maggiore, la scuola del ruolo educativo proprio a causa del processo di sfaldamento in atto dell’istituto familiare.

L’infanzia e l’adolescenza, però, meriterebbero attenzioni mirate anche da parte degli Enti locali i quali, è vero, vivono oggettive difficoltà dal punto di vista economico ma che non hanno mai considerato queste fasce evolutive degne di attenzione perché prive di fatto di cittadinanza attiva.

NONOSTANTE LE APPARENZE DE LUCA E’ UN SINDACO SCARSAMENTE SENSIBILE AI PROBLEMI DELLA SCUOLA E DELLA FORMAZIONE

12 novembre 2012

 

Salerno, 12 Novembre 2012

Ambrogio IETTO

CONSERVATORIO DI MUSICA – CONVITTO NAZIONALE – UNIVERSITA’

 

La conferenza stampa orchestrata a Cava de’ Tirreni dal presidente e dal direttore del Conservatorio statale di musica, con la compiaciuta sponsorizzazione del sindaco della città metelliana, ha solo la valenza di una poco simpatica, strumentale provocazione. La stessa che consigliò il sindaco Galdi, all’indomani della sua elezione, a far finta di incatenarsi nei pressi di Palazzo Santa Lucia a Napoli per difendere e migliorare i servizi ospedalieri di cui era e rimane sempre più precariamente dotata la sua cittadina.

La conferenza, però, ha acquisito l’utile risultato di avviare una riflessione a più voci sulla cattiva sorte toccata da sempre al ‘ Martucci’ anche se, come tutti i conservatori di musica d’Italia, è inquadrato amministrativamente nel Dipartimento per l’Università del Miur, Direzione generale per l’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica.

In parole povere, da riservare ai non addetti ai lavori, il conservatorio statale di musica  oggi ospita, alimenta e qualifica  corsi di formazione equipollenti a quelli universitari. Non forma né armonizza i componenti della storica banda musicale del ‘ serraglio’, cioè dell’orfanotrofio ‘ Umberto I’. L’attuale conservatorio forma docenti di musica riconosciuti regolarmente laureati ed è articolato in trienni superiori di primo livello e in bienni specialistici.

La sua è una storia dignitosa e, purtroppo, anche sofferta. I suoi primi passi vanno individuati nella vecchia scuola musicale pareggiata annessa al richiamato orfanotrofio. Nel lontano dicembre del 1964, presso la Prefettura di Salerno, fu firmata una convenzione tra lo Stato, il comune di Salerno e l’Orfanotrofio ‘Umberto I’ per la trasformazione della scuola di musica interna pareggiata in sezione staccata del conservatorio di musica San Pietro a Maiella di Napoli.

L’Orfanotrofio metteva gratuitamente a disposizione i locali, si impegnava a provvedere alle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria per il riscaldamento, l’illuminazione, l’acqua potabile e l’assicurazione per ipotetici incendi. Il comune di Salerno, dal canto suo, sottoscriveva l’impegno a versare allo Stato un contributo annuale di 4 milioni di lire mentre il Ministero dell’Istruzione avrebbe assunto nei ruoli dei conservatori statali di musica gli insegnanti in servizio presso la scuola pareggiata di musica. A dare piena legittimità alla convenzione fu la legge n. 881 del 13 luglio 1965, promulgata dal presidente della Repubblica dell’epoca Saragat e  sottoscritta da Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri e da Luigi Gui ministro per la pubblica istruzione. Agli inizi degli anni ottanta, grazie all’intervento di Salvatore Valitutti, ministro dell’istruzione dell’epoca e nostro illustre conterraneo, fu possibile elevare il Conservatorio alla dignità di istituzione scolastica autonoma non più incardinata nel ‘ San Pietro a Maiella’.

Va riconosciuto in tutta la sua storia l’impegno illuminato del sindaco Alfonso Menna che si adoperò al massimo per elevare la qualità dell’istituzione.

Nella fase post sismica mi sono trovato a svolgere le funzioni di presidente del consiglio di Amministrazione dell’istituzione. Decine sono state le diffide a me arrivate, in quell’epoca, dall’Asl competente per la mancata idoneità delle condizioni igieniche e di sicurezza. Gli incontri sono stati diversi col compianto sindaco Giordano per far fronte alle gravissime carenze rilevate e notificate al rappresentante legale individuato nella persona fisica dello scrivente.

A distanza di trent’anni i responsabili dell’istituzione sono costretti a migrare a Cava per tentare l’impossibile nella speranza di sensibilizzare in primo luogo il sindaco De Luca a darsi da fare per dare dignità all’istituto di Alta Formazione.

Purtroppo il primo cittadino, che dei meriti pure può vantarli in altri settori della vita sociale della città, è sordo e cieco per quanto riguarda i problemi riguardanti l’ambito della formazione. Tutta l’area occidentale della città non ha una sola scuola statale per l’infanzia, la primaria e il primo ciclo di istruzione ( ex triennio della scuola media ) rispondente alle norme di funzionalità didattica e di sicurezza dettate dal legislatore. A settembre scorso, in occasione della festività di San Matteo, De Luca ha inaugurato i nuovi locali della ‘ De Filippis’ presi, però, in fitto presso i  Padri salesiani!

Se egli fosse stato attento all’edilizia scolastica di competenza del Comune  così come sempre si è mostrato verso la pur modesta squadra locale di calcio, a quest’ora potrebbe mostrare ai suoi ospiti  una città davvero proiettata verso il futuro.

Allora il problema del Conservatorio può e deve trovare una soluzione degna in città, nel cuore della città, valorizzando quel centro storico a lui così caro. In piazza Abate Conforti sono ospitati l’Archivio di Stato, il Convitto Nazionale fondato 200 anni fa da Gioacchino Murat e il Conservatorio di Santa Sofia di proprietà comunale.

L’utilizzazione agognata per questa ultima struttura si è rivelata un bluff. Le mostre di grandi artisti e gli eventi davvero significativi si contano in meno delle dita di una mano in un decennio. Sperimentare il mancato raggiungimento di un obiettivo è atto doveroso per un pubblico amministratore soprattutto quando egli è protagonista fisico della continuità.

Sistemare il ‘Martucci’ in quel suggestivo  angolo della città, sollecitare le autorità scolastiche a modificare radicalmente l’organizzazione didattica del Convitto Nazionale che dovrà definitivamente perdere le note distintive dell’epoca passata. Di scuole dell’infanzia, primaria e secondaria in zona se ne contano, infatti, più di una.

E’ possibile in sede di revisione della pubblica spesa eliminare questi doppioni e magari dare al convitto il profilo di un liceo europeo secondo i canoni dettati dal parlamento Europeo?

Infine l’Università: è da decenni che ci si pone il problema del raccordo tra la città e la cittadella o campus universitario di Fisciano. Ora che è fallita la troppo enfatizzata istituzione del Casino Nazionale e le chiavi della sede sono state restituite al legittimo proprietario, che è il Comune, perché non destinare quegli ambienti straordinariamente accoglienti a sede ufficiale e di rappresentanza del Rettorato?

Ogni giorno l’ottimo rettore Pasquino ospita delegazioni di docenti e di osservatori stranieri. Di tanto in tanto vengono concesse dall’ateneo lauree honoris causa a personaggi illustri. Perché  queste cerimonie solenni non effettuarle in città al fine anche di avviare un rapporto organico con un’istituzione accademica graduata per qualità al sesto posto nella classifica degli atenei italiani ?

So bene che se  l’Ufficio Stampa del comune dovesse portare  in visione a De Luca il testo di questo ‘ pezzo’ mi potrebbe davvero andar bene per essere gratificato come un ‘sognatore’ e non anche un  ‘volgare cafone’.

 Il vero problema è che egli anche questo ambiente lussuoso del seppellito Casino Sociale deve farlo fruttare per dare un po’ di ossigeno alle vuote casse comunali.

E la cultura, nonostante il senso delle sue omelie, non produce effetti materiali immediati. Di conseguenza sarà decisamente più conveniente destinare quei magnifici locali ad un ottimo ristorante con veduta a mare.

 

DAGLI STATI UNITI UNA LEZIONE DI DEMOCRAZIA PER I NOSTRI POLITICI

8 novembre 2012

 

 

Salerno, 8 Novembre 2012

Ambrogio Ietto

DAL DUO OBAMA – ROMNEY

AI NOSTRI PAROLAI

Anche dalla politica  è possibile, a volte, ricavare degli insegnamenti che ti sollecitano a riflettere, a compiere delle comparazioni, a renderti conto che per questo nostro  Paese e, soprattutto, per le nostre povere contrade del Mezzogiorno il futuro non solo è incerto ma decisamente problematico.

Così anche un evento importante, verificatosi concretamente al di là dell’oceano e i cui esiti sono stati seguiti in tempo reale in ogni angolo del mondo, si trasforma in occasione preziosa per fare il punto sul grado di cittadinanza attiva da te raggiunto, sul concetto di partecipazione e di democrazia che tu elabori di giorno in giorno, sull’idea, ahimè molto precaria che si va costruendo, dell’Italia e del comune senso di appartenenza ad un’identità nazionale, sulle prospettive di studio e di occupazione per i tuoi figli, i tuoi nipoti e per milioni di altri giovani che, nonostante l’oneroso carico di frustrazioni accumulato nel corso del tormentato loro itinerario formativo, non hanno perduto del tutto la dimensione del domani e, col domani, anche quella della speranza.  

Il messaggio offerto da Mitt Romney, il candidato repubblicano sconfitto nella corsa a presidente degli Stati Uniti, e di Barack Obama, il candidato democratico riconfermato alla presidenza, assume una valenza pedagogica di grande respiro che ci aiuta a considerare la distanza abissale che separa il modo di comportarsi e di esprimersi dei due esponenti politici di un Paese che, nell’ultimo mezzo secolo ha assunto la leadership nel mondo in fatto di democrazia e di tutela dei diritti umani, e quello dei nostri politicanti. Vale la pena, pertanto, di recuperare qualcuna delle loro espressioni più significative.

Ed è opportuno cominciare dallo sconfitto Romney che, convinto di farcela, era in attesa in un hotel della sua Boston per pronunciare un discorso da vincitore. Invece è stato costretto ad effettuare un intervento relativamente breve con l’amaro in bocca della sconfitta. Ma ha raccontato alla folla dei suoi sostenitori che aveva già provveduto a congratularsi col presidente riconfermato. Pur reduce da una campagna elettorale calda e non priva di polemiche ha evitato di ricercare alibi per l’insuccesso, anzi ha sottolineato più volte che ora è il momento di riunire il Paese  dopo le divisioni inevitabili della campagna elettorale. L’America, ha aggiunto, ha grandi sfide da affrontare e, con sofferta commozione, ha invocato Dio affinché ‘ il presidente abbia successo nel guidare la nostra nazione’.

Obama, invece, leggendo il testo del suo intervento, ha rimarcato concetti di rilevante significato: ‘ tutti insieme facciamo un passo avanti verso la realizzazione della nostra unione’, ‘siamo riusciti a rimetterci in piedi’, ‘per gli Stati Uniti d’America il meglio deve ancora venire’, ‘ non parlo di cieco ottimismo, di speranza inconsapevole dell’enormità del lavoro che ci aspetta’, ‘credo che saremo capaci di costruire sui progressi fatti finora’, ‘non importa se siamo neri, bianchi, ispanici, asiatici o nativi americani, giovani o vecchi, ricchi e poveri, abili o disabili, omosessuali o eterosessuali. Se ce la metterete tutta, qui in America potrete farcela’, ‘ tutti insieme, con il vostro aiuto e la grazia di Dio, proseguiremo il nostro cammino in avanti per ricordare al mondo che viviamo nella più grande nazione della terra ’. ‘Grazie America! Che Dio vi benedica. Dio benedica gli Stati Uniti’.

Sono espressioni di una chiarezza adamantina e di una profondità unica. Commentarle significherebbe snaturarle. Ma non è tutto. L’attenzione ai sentimenti più intimi da parte di entrambi i contendenti. Romney, lo sconfitto, che ha lasciato all’interno del suo comitato elettorale la moglie, i 5 figli e 16 dei suoi 18 nipoti, non può fare a meno, nel corso del brevissimo intervento, di ammettere che ‘ Ann sarebbe stata una first lady fantastica’. Obama arriva con Michelle e le due figlie Sasha e Malia. Alle due ragazze si rivolgerà nel corso del suo discorso di ringraziamento: ‘Vi vediamo crescere forti, intelligenti e belle, come vostra madre’. 

Cosa aggiungere?  Nulla. Solo l’amara constatazione di vivere in un Paese in cui verso la politica si avverte un sempre più diffuso senso di nausea e di repulsione, in una realtà territoriale in cui si ha pudore di recuperare dal vocabolario i lemmi ‘ Dio’, ‘ Nazione’, ‘ Patria’, ‘Italia’, in un contesto antropologico che  mortifica di continuo il senso di appartenenza all’identità nazionale nonostante le celebrazioni dei 150 anni trascorsi dall’unità ad oggi, in dinamiche relazionali che hanno distrutto l’entità coesa della famiglia e della genitorialità, in una città in cui, a detta del sindaco De Luca, saremmo non pochi i cafoni costretti ad ascoltare, fatta salva una percentuale molto ristretta di politici e di pubblici amministratori, referenti istituzionali parolai, insulsi, spesso sgrammaticati, in un ambiente di giovani ragazze dai 15 ai 20 anni che, secondo indagini recentemente condotte, praticherebbero sesso completo coi loro partner ma risultano tutte molto alfabetizzate nel coito interrotto e nell’uso del profilattico. Mala tempora currunt  …

SALERNO RESTA COME PROVINCIA CON ALLA GUIDA UN PRESIDENTE DALL’ESCLUSIVA CARRIERA POLITICA

1 novembre 2012

 

Salerno, 1 Novembre 2012

Ambrogio IETTO

LA PROVINCIA DI SALERNO RESTA IN VITA

 

 

Come è noto ieri il Consiglio dei ministri ha licenziato il decreto  legge che riduce il numero delle province a 51 enti, stabilendo anche che, con la dichiarata, definitiva interruzione dell’attività delle relative giunte provinciali a partire da gennaio 2013, nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri per i settori che considera verosimilmente i più delicati o, a seconda delle situazioni, i meno significativi ai fini della gestione della fettina di potere rimasta e della maggiore visibilità esterna. Il provvedimento, che andrà trasformato in legge ordinaria dal Parlamento, include nelle 51 entità autarchiche anche le seguenti città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari e Reggio Calabria.

Il che presuppone che le province confermate dal decreto sono effettivamente 41. Restano in vita anche le province di Sondrio e di Belluno che, pur non presentando i parametri previsti ( almeno 350.000 abitanti e 2.500 kmq. di  estensione ), sono localizzate in territorio interamente montano. Ovviamente la provincia di Salerno rimane in piedi e, molto probabilmente, sarà la più popolosa d’Italia coi suoi 1.109.837 abitanti e anche la più estesa coi 4.918 kmq. di superficie.

La scelta del governo tecnico, subordinata al parere delle forze politiche che lo sostengono, si colloca a mezza via in relazione a quanto previsto da una direttiva europea che limita a tre organismi istituzionali la gestione del territorio. La soluzione trovata limita il numero delle province ma non le estingue del tutto, confermando l’atipicità del sistema italiano che al governo centrale aggiunge le regioni, i comuni e, a seguito del recente provvedimento, le 41 province e le 10 città metropolitane.

La provincia di Salerno è stata al centro del dibattito anche per la soluzione trovata con la delibera di decadenza da presidente dell’onorevole Cirielli.

Un rapido accesso al sito ufficiale di Palazzo Sant’Agostino consente di trovare conferma all’ investitura a presidente del signor Antonio Iannone nato a Torre del Greco (Na ) il 18 settembre 1975. Personalmente ho avuto il piacere di conoscere il neo – presidente in alcune manifestazioni ufficiali nel corso delle quali ho favorevolmente apprezzato stile e signorilità. Desideravo, però, conoscere di lui, per semplici motivi pubblicistici, altre notizie riguardanti il curriculum vitae, l’attività professionale svolta, eventuali precedenti presenze presso istituzioni pubbliche democraticamente elette.

Pur consapevole del mio semianalfabetismo informatico ho insistito col clic della tastiera alla ricerca di queste notizie che, di solito, completano il profilo di una persona che ricopre un ruolo pubblico. La mia ricerca ha dato come unico riscontro una scheda con il profilo del neo – presidente dal titolo abbastanza atipico ‘ carriera politica’.

I riferimenti, infatti, richiamano l’esclusivo impegno nell’area partitica di appartenenza considerata nel suo processo evolutivo: a 15 anni iscritto al Movimento Sociale Destra Nazionale, quindi AN, poi ‘Popolo della Libertà del Presidente Berlusconi’. Due ‘ vittoriose battaglie’ richiamano la conquista del partito AN in provincia di Salerno in occasione del relativo congresso del 2001 e la campagna per le elezioni politiche del 2008.

Nell’abstract affiorano anche i nomi di due illustri parlamentari già ministri della Repubblica: la giovane Giorgia Meloni e il barbuto Ignazio La Russa.

Sempre la curiosità senile mi ha  sollecitato a ricercare il lemma ‘ carriera’ sul vocabolario di italiano Sabatini – Coletti che mi ha dato questo riscontro: ‘ specialità scelta per il proprio corso di studi e quindi per il lavoro ’ oppure ‘ l’andatura più veloce del cavallo ‘.

Ho pensato, così, che la decodificazione data dai linguisti al termine ‘ carriera’ possa andare particolarmente bene per il neo – presidente:  la specialità scelta per la sua attività ufficiale è la politica ove sta avanzando a gran ‘ carriera’, cioè a grande velocità. Auguri.

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